Dante Alighieri – La Monarchia

388px-DanteFrescoPRESUPPOSTI STORICI E SOCIALI
La grande costruzione della Commedia, in cui viene a confluire tutta l’esperienza intellettuale e pratica di Dante in questo periodo, è accompagnata da un intenso lavoro di riflessione politica, che pone le fondamenta dell’architettura concettuale del poema e prende corpo nella Monarchia e in alcune delle Epistole. La Monarchia non è un’opera di speculazione astratta, ma ha le radici nel terreno vivo della realtà contemporanea. L’inizio del Trecento aveva assistito a un rapido logoramento delle due massime istituzioni del Medio Evo, l’impero e la Chiesa: il primo aveva perso completamente il suo dominio sull’Italia, la seconda aveva cercato di colmare il vuoto politico, ma nel far questo si era sempre più mondanizzata e corrotta ed era praticamente divenuta vassalla della potente monarchia francese. In questa duplice decadenza Dante individua le cause dell’abiezione in cui è piombata l’umanità, privata delle due guide, quella temporale e quella spirituale, stabilite per essa da Dio. 9783849608989.225x225-75Già nel Convivio aveva tracciato il disegno di una restaurazione dell’autorità imperiale, che riportasse la pace, la giustizia, il rispetto della legge, i buoni costumi in un mondo dominato dalla cupidigia di denaro, dalla volontà di sopraffazione e dalle lotte civili tra città e partiti. Questa aspirazione pare doversi tradurre in realtà, agli occhi di Dante, nel 1310, alla notizia che il nuovo imperatore Enrico VII di Lussemburgo sta calando in Italia per ristabilire l’autorità imperiale. L’arrivo dell’imperatore è accolto da Dante con tre epistole politiche in latino, indirizzate ai reggitori d’Italia, agli scellerati fiorentini e ad Enrico stesso, in cui vibrano le sue speranze per l’impresa, lo sdegno per gli intrighi di chi la ostacola, i timori di un fallimento.

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STRUTTURA E CONTENUTI DELL’OPERA
Sotto lo stimolo di questo capitale evento politico nasce anche il De monarchia (la cui data di composizione non è però certa). Scritto in latino, quindi rivolto ad un pubblico di dotti, esso è l’opera dottrinale più organica di Dante, e l’unica delle tre che sia compiuta. La materia è suddivisa in tre libri. Nel primo, con il consueto impianto argomentativo sillogizzante, si dimostra la necessità di una monarchia universale, cioè di un imperatore al di sopra di tutti i regnanti, che sia supremo arbitro tra le loro contese e garante della giustizia. Il secondo dimostra come l’autorità imperiale sia stata concessa da Dio, nel suo disegno provvidenziale, al popolo romano, che ebbe il compito di unificare e pacificare il mondo per renderlo adatto ad accogliere il messaggio di Cristo. Il terzo libro affronta il tema più importante e di più immediata attualità: i rapporti tra Impero e Chiesa. In quegli anni una corrente di pensiero politico sosteneva che la suprema potestà era quella dell’imperatore, e che quella del papa derivava da essa; un’altra corrente propugnava la tesi esattamente opposta del potere supremo della Chiesa, da cui derivava la sua investitura quello imperiale. Controbattendo ambedue queste tesi, Dante afferma che i due poteri sono autonomi, poiché entrambi derivano direttamente da Dio. Il loro rapporto non è come quello del sole, che brilla di luce propria, con la luna, che brilla di luce riflessa, ma come quello fra «due soli». La loro sfera d’azione è però diversa: l’Impero ha per fine la felicità dell’uomo in questa vita, la Chiesa invece il raggiungimento della beatitudine eterna.
Per quanto ciascuna delle due guide sia autonoma, la loro azione è tuttavia complementare, in quanto solo se è in pace e in concordia l’umanità può seguire la guida del papa e giungere alla salvezza. L’opera della Chiesa richiede perciò, come presupposto indispensabile, l’azione dell’imperatore. E poiché il fine della Chiesa è più alto di quello dell’Impero, il secondo deve alla prima una naturale riverenza.
La costruzione concettuale di Dante era grandiosa, ma anche superata dal corso effettuale della storia, che aveva sancito la crisi irreversibile dei due poteri universali; perciò era destinata a rimanere nei limiti di una magnanima quanto irrealizzabile utopia, un’utopia regressiva, tendente cioè a riportare indietro il corso degli eventi. E tuttavia proprio da questo sogno di un’impossibile restaurazione delle istituzioni e dei valori del passato, da questo rifiuto amaro e sdegnoso di un presente caotico, da quest’ansia visionaria e profetica di un’universale rigenerazione doveva scaturire la straordinaria costruzione poetica della Commedia.

Pubblicato da bmliterature

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