Giovan Battista Marino, Vita e Opere

La vita

Frans_Pourbus_the_Younger_-_Portrait_of_Giovanni_Battista_MarinoNato a Napoli nel 1569, abbandonò a vent’anni gli studi legali per dedicarsi dall’attività letteraria. Incarcerato dapprima per aver sedotto una ragazza, fu nuovamente imprigionato con l’accusa di aver falsificato documenti per scagionare un amico imputato di omicidio; nel 1600 evase scappò a Roma.
La pubblicazione delle Rime (Venezia, 1602) gli valse un impiego dal cardinale Pietro Aldobrandini. Con lui fu a Ravenna dove entrò in contatto con un gruppo di poeti innovati, poi a Torino alla corte di Carlo Emanuele I. Un panegirico (un discorso in cui si esaltano le qualità di una persona) in lode del duca di Savoia gli valse il titolo di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, di cui andò sempre orgoglioso. Questo riconoscimento suscitò le invidie del segretario del duca, il poeta Gasparo Murtola. L’aspra contesa che contrappose i due diede corso a un vivace e acceso scambio di versi polemici e satirici. Scampato alle pistolettate di Murtola, Marino trionfò sul rivale intercedendo presso il duca a favore di lui per ottenere l’annullamento della condanna. Con tale gesto si guadagnò nel 1610 il segretariato ducale, al posto di Murtola. Caduto a sua volta in disgrazia, Marino restò in carcere dall’aprile 1611 al giugno 1612. Nei due anni successivi curò un’edizione accresciuta della sua raccolta di liriche con il titolo di Lira.
Nel 1615 fu accolto alla corte parigina di Maria de’ Medici. Osannato come il più grande poeta vivente, ottenne una ricca pensione che gli permise di scrivere numerose opere. Tra queste la Galeria, raccolta di componimenti dedicati ad una collezione ideale di disegni, stampe, dipinti e statue; la Sampogna, raccolta di dodici idilli mitologici e pastorali; e infine l’Adone, vastissimo poema di argomento mitologico e di impianto lirico.
Rientrato in Italia nel giugno 1623, Marino trascorse a Napoli gli ultimi anni, trattando alla pari con la grande nobiltà e dedicando le ultime energie alla vivace polemica che accompagnò la pubblicazione dell’Adone, contribuendo ad accrescerne diffusione e notorietà. Morì nel 1625.

Le ragioni del successo

Marino_ 4La straordinaria rapidità con cui Marino si trasformò da poeta provinciale quasi sconosciuto a esponente più ammirato e criticato, è dovuta a una serie di fattori di diversa natura. Egli seppe conquistarsi il primato come poeta di riferimento grazie soprattutto alla sua ambizione. I mezzi che adottò per perseguire i suoi scopi si possono individuare nella attenta amministrazione della propria abilità, nell’uso accorto delle relazioni strette con i maggiori esponenti della vecchia e nuova letteratura e in un’accortezza singolare nel mantenere desta su di sé l’attenzione dell’intero mondo letterario attraverso una serie ben calcolata di polemiche, scandali e spregiudicate affermazioni sulla sua personalità. Ma l’opera di Marino non avrebbe riscosso tanto successo se non avesse risposto con raro tempismo alle mutate esigenze sociali e civili che si andavano formando nel nuovo secolo. Marino diede luogo a un volontario e consapevole processo di rinnovamento stilistico e tematico. La sua opera rimane una delle più significative testimonianze di quella “smania” di innovazione che gli intellettuali del secolo vissero come urgenza, a fronte di una realtà che stava trasformandosi e che perdeva progressivamente i punti di riferimento della tradizione. Marino è il cantore del mondo “del lusso e della lussuria” (Getto), di una civiltà che trova la sua massima manifestazione nel godimento raffinato e consapevole del piacere, quasi unico punto fisso dell’esistenza.
La Chiesa, cogliendo il carattere materialistico nascosto nella poesia di Marino, frappose difficoltà alla pubblicazione dell’Adone, lo sterminato poema che il suo autore contrapponeva coscientemente al capolavoro letterario della cristianità controriformistica, la Gerusalemme liberata. Nel 1627 l’Adone fu definitivamente condannato dall’autorità ecclesiastica e incluso nell’Indice dei libri proibiti.

Dalla Lira all’Adone

Le opere più importanti sono l’Adone, a cui l’autore lavorò almeno a partire dal 1596 fino al 1623; la Lira, che distingue le poesie amorose, celebrative e sacre, dimostra fin dall’origine l’intenzione del loro autore di affrontare qualunque argomento “poetabile”. Se una tendenza può essere desunta dalle raccolte successive, questa è data dalla progressiva caduta della tematica sacra e dall’ampliarsi dell’interesse per la narrazione di vicende erotiche di personaggi mitologici. I dodici Idilli mitologici e pastorali della Sampogna hanno per oggetto, appunto, altrettante esperienze erotiche tramandate dal mito e dalla letteratura. La Galeriaraccoglie, invece, i componimenti poetici dedicati all'”arguta” descrizione di quadri e sculture. Essa conferma il carattere intellettualistico, raffinato e letterario dell’inspirazione di Marino, evidente fin dalle prime opere, che privilegia l’opera d’arte e rifugge dalla rappresentazione diretta della realtà.

Pubblicato da bmliterature

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