I progetti politici per un’Italia da costruire

I fallimenti dei moti del 1820-21 e del 1830-31 in Italia, avevano dimostrato come erano sbagliati sia i metodi con cui si portavano avanti le rivolte, sia gli obiettivi finali, perché cospirare di nascosto senza portare un consenso dell’opinione pubblica era un metodo sbagliato e creare una monarchia costituzionale sembrava ormai passato e troppo conservatore in una nazione come l’Italia che doveva mirare innanzitutto all’indipendenza e poi, successivamente, al discorso dell’unità nazionale.
Su questa base, in Italia, ci sono diversi intellettuali e diverse idee che però convergono tutti in due atteggiamenti: quello liberal-moderato e quello liberal-democratico (radicale e rivoluzionario). I due filoni si differiscono per lo strumento usato per raggiungere la libertà e la loro forma di governo. Comunque in Italia si continua a dibattere e discutere vivacemente anche se però sono discussioni ristrette a gruppi di intellettuali e politici, mettendo quindi da parte il popolo che viene visto solo come strumento per raggiungere questo obiettivo.

La prima cosa che affermavano i liberal-moderati era che ciò che aveva fatto la carboneria, cioè di ricorrere alle cospirazioni ed insurrezioni, erano forme assolutamente inutili. Loro erano ben convinti che l’obiettivo della libertà dell’Italia e dell’unità nazionale non si potesse raggiungere con queste forme di cospirazioni, ma da rivoluzioni guidate sempre da un sovrano che avrebbe agito attraverso tutti i mezzi ufficiali che a lui erano a disposizione, come le alleanze, trattati diplomatici e l’uso dell’esercito ufficiale.
Secondo obiettivo dei liberal-moderati era la forma di governo da realizzare. Loro continuavano a portare avanti l’idea di formare una monarchia costituzionale, che vedesse un sovrano in parte limitato dei propri poteri da una Costituzione che fosse molto simile a quella della rivoluzione francese del 1791.
Cesare_Balbo_1848I maggiori rappresentanti di questa corrente liberale moderata sono importanti intellettuali italiani: Vincenzo Gioberti e Cesare Balbo. Essi si diversificano tra di loro perché Gioberti nel suo scritto “Del primato morale e civile degli italiani” sottolinea come una volta che l’Italia raggiunge l’unità nazionale, si deve dare come forma di governo una confederazione di stati italiani, in cui in ogni Stato rimane il proprio signore e presidente della confederazione deve essere il Papa. Questa idea prende il nome di neoguelfismo perché poneva il Papa al centro di tutto. La scelta del Papa per Gioberti era una scelta strategica perché avrebbe permesso all’Italia di essere accettata dagli altri regni e perché il Papa non avrebbe mai accettato di dover subordinare il suo potere ad un principe che avrebbe controllato tutta l’Italia.
Cesare Balbo accettava le idee di Gioberti di mantenere una confederazione come forma di governo, però non accetta di dare la presidenza al papa. Egli riteneva che fosse più opportuno affidare la presidenza all’unica vera dinastia autonoma presente in Italia, quella dei Savoia. Il regno di Sardegna era una garanzia perché era uno stato che già da diversi secoli era stato riconosciuto dagli altri regni europei. Per questo motivo questa linea sarà quella giusta e saranno i Savoia a diventare i protagonisti delle guerre d’indipendenza.

Pubblicato da bmliterature

Effettua una donazione su Paypal per contribuire alla stesura di nuovi articoli!