Il decollo industriale italiano (1896-1908)

LO SVILUPPO DELL’INDUSTRIA ITALIANA: LENTO E CIRCOSCRITTO

gemitomappaDal punto di vista economico ed industriale, l’Italia era rimasta più arretrata rispetto alle altre nazioni europee. Le uniche tre città che erano riuscite a svilupparsi, specialmente dopo l’unificazione del regno nel 1861, furono Genova, Torino e Milano, formando il triangolo industriale.
Solo nel 1896 l’Italia entrò in una fase di crescita costante del Pil che fece trasformare la nazione da paese solo agricolo a paese agricolo-industriale.
Lo sviluppo fu intenso e costante, ma sempre geograficamente limitato al triangolo industriale soprattutto nei settori tessili e agroalimentari.
Il Prodotto interno lordo in quegli anni segnò un tasso di crescita notevole, circa il 6,7% annuo, soprattutto grazie alle industrie metallurgiche, chimiche, meccaniche, ma anche quelle automobilistiche. Un altro comparto che conobbe una forte crescita fu quello dell’industria idroelettrica che permise l’approvvigionamento di risorse energetiche soprattutto per le industrie che ormai stavano nascendo in tutta la nazione.

L’INDUSTRIA ITALIANA NEL MERCATO INTERNAZIONALE

Il fatto che l’Italia sia tra i paesi late comers (ultimi arrivati), ovvero uno degli ultimi a svilupparsi economicamente e industrialmente, assicurò degli enormi vantaggi: innanzitutto perché l’Italia poté godere delle conoscenze tecnologiche e delle esperienze organizzative degli altri paesi già evoluti economicamente, ma anche perché poté inserirsi in un mercato mondiale già sviluppato.
Le merci italiane esportate all’estero erano le più acquistate grazie ai prezzi più bassi conseguenti ai salari bassissimi che percepivano i lavoratori italiani. Oltre a questo, l’orario di lavoro non era fissato per legge e quindi molto spesso i lavoratori erano costretti a lavorare fino a dodici ore al giorno.

IL RUOLO DELLO STATO

rivoluzione-industrialeGiolitti era un liberale moderato e per rispettare i suoi ideali doveva intervenire poco nel mercato per garantire il maggior benessere possibile per il maggior numero di persone.
Tuttavia lo stato venne più volte a contraddire questa teoria adottando misure protezionistiche fatte di dazi doganali. Questo intervento risultò però positivo perché sviluppò fortemente l’industria nazionale limitando la concorrenza straniera e lo stato tenne sempre alta la domanda.

NONOSTANTE LA CRESCITA, MILIONI DI ITALIANI DEVONO EMIGRARE

Tra l’ottocento e il novecento, l’economia italiana conobbe un decollo industriale che portò l’Italia ad aumentare l’avanzamento industriale tra le nazioni europee. Tuttavia, l’Italia rimaneva di fatto una nazione economicamente agricola-industriale molto arretrata che provocò crescenti fenomeni di emigrazione soprattutto verso le Americhe.

Pubblicato da bmliterature

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