Il mito, come nasce e in che modo si presenta

Molto probabilmente il periodo in cui è nata la scrittura è stato il 3500 a.C.
Le origini del mito sono indissolubilmente legate alla storia dell’uomo, perchè, la mitologia tenta di rispondere alle domande che da sempre l’uomo si è posto sulla sua esistenza e sul significato che essa ha nell’universo.
Ma in che forma e in che modo si presenta il mito?
Mythos in greco significa “racconto” e la mitologia nel suo insieme è costituita proprio da racconti fantastici, di ogni tipo ed epoca, affidati in origine alla tradizione orale e poi espressi in varie forme: da quella ricostruita dai poeti e dagli scrittori a quella rappresentata nei quadri e nelle statue. I miti greci e romani, ad esempio, hanno ispirato poeti che li hanno celebrati nei loro poemi: l’Iliade e l’Odissea di Omero, l’Eneide di Virgilio, la Metamorfosi di Ovidio.

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Ma il mito ha percorso la cultura dell’uomo di tutti i tempi ed è riconoscibile non solo nella cultura letteraria antica, ma anche nell’arte dei giorni passati o di quelli più vicini a noi. Proprio perchè non risponde a una particolarità limitata, ma vuole spiegare la natura delle cose, il valore del mito si erge al di sopra dei tempi e pertanto può essere utilizzato come simbolo immutabile di verità che appartengono alla vita dell’uomo.
Noi distinguiamo, per antica consuetudine culturale, ciò che è davvero accaduto, dagli elementi fantastici presenti nelle antiche narrazioni. Tra questi sono gli dèi, le imprese incredibili di certi eroi, gli oracoli e le profezie che releghiamo nella zona del mito.
Ma mentre per noi una tale parola è sinonimo di leggenda, per gli antichi essa valeva racconto, e racconto veritiero che, come tale, non poteva né doveva essere analizzato criticamente ma accolto in toto.
Il nostro modo di valutare il reale collegandogli solo ciò che è visibile, misurabile, oggetto dell’esperienza sensibile e confortato dal consenso della ragione, è limitato e limitante. Sentimenti, fantasie, sogni, ricordi, opinioni, presagi, sensazioni indefinibili, ancorché non visibili, hanno ben diritto a chiamarsi reali, non solo perché occupano davvero gran parte dell’animo umano, ma perché incidono sulla realtà dell’azione visibile. La ragione stessa impone non solo di registrare il fatto, ma di sondarne le cause e gli scopi benché questi siano, di norma, non così evidenti e più misteriosi che non il fatto in sé.
Se si considera tutto ciò, allora il fantastico ti parrà naturale e anche degno di fede. Sarebbe sbagliato pretendere da uno scultore antico che operi alla stessa maniera di uno moderno, così che lo è esigere che Omero, e gli sconosciuti aedi che lo precedettero, si pongano nei confronti della storia del vero e del reale, allo stesso modo nostro.

Pubblicato da bmliterature

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