La conquista dell’indipendenza americana

rivoluzione_americanaI coloni inglesi erano sottomessi alla sovranità del Parlamento inglese, quindi la rabbia e il rancore era rivolto al Parlamento inglese.
Il maggiore esponenti dei rivolutoti americani era Thomas Jefferson disse che i coloni potevano pure accettare la sovranità del parlamento inglese, però avere la possibilità di eleggere direttamente le assemblee rappresentative locali, direttamente scelte ed elette dal popolo, anche se soggette all’autorità del re Giorgio III.
Nel 1774 venne convocato un Congresso in cui i rappresentanti delle tredici colonie presero una decisione: iniziare a boicottare e non comprare più i prodotti provenienti dall’Inghilterra e iniziare a importare prodotti provenienti da altri territori. Loro lanciarono anche un appello a Giorgio III affinché riprendesse il controllo del potere limitando quello del parlamento facendo sentire la sua autorità. Però Giorgio III non risponde proprio a questo appello, non ha alcuna intenzione di scontrarsi di nuovo con il parlamento. Preferisce una rivolta di pochi coloni che non scatenare una nuova guerra civile nell’Inghilterra contro la piccola e media borghesia.
Si giunse così ai primi atti di guerriglia. Dal maggio del 1775 venne convocato un congresso a Filadelfia, che venne considerato il nuovo Parlamento americano, in cui si decide di arruolare un esercito di liberazione dalla tirannide di Giorgio III. A capo di questo esercito venne messo uno dei maggiori proprietari di piantagioni della Virginia, cioè George Washington. L’anno immediatamente successivo, il congresso di Filadelfia emanò l’atto più importante della rivoluzione che avrà una grandissima influenza sulla storia politica americana: la Dichiarazione d’indipendenza emanata il 4 luglio 1776. In questa dichiarazione sarà così innovativa che verrà presa come modello dalla rivoluzione francese. Il testo si rifà a Rousseau che diceva che la sovranità apparteneva al popolo che però ad un certo punto, per vivere pacificamente in comune, delega una parte del proprio potere al sovrano o al Parlamento (o qualsiasi istituzione). Nella dichiarazione, i rappresentanti dei coloni affermavano che il re di Londra aveva rotto il contratto (Contratto sociale), non mantenendo la promessa di garantire il benessere e la felicità dei sudditi e quindi dichiarano liberamente la loro indipendenza dal regno Inglese.

La Gran Bretagna non accettò una cosa del genere, non solo per il notevole danno economico che portava questo distacco delle tredici colonie dall’Inghilterra, ma temeva che sull’esempio delle tredici colonie, le tante altre colonie inglesi potessero prendere il modello per portare ad una rivoluzione simile. Allora gli inglesi non si limitarono a mandare delle nuove guarnigioni, ma addirittura vengono ad arruolare 16 000 mercenari tedeschi. George Washington aveva però dalla sua parte due fattori, innanzitutto l’entusiasmo popolare, perché tutti credevano ciecamente in quello per cui combattevano: la libertà; poi anche la conoscenza del teatro di guerra, perché loro conoscono il territorio in cui combattono e questo è un grosso punto a favore.
Ci sono due battaglie durante la rivoluzione americana, una a Saratoga e l’altra, quella definitiva, a Yorktown. La prima battaglia vede la vittoria degli americani, solo che si trovano pur sempre davanti ad una delle flotte più potenti del mondo, per questo dopo Saratoga, gli americani passarono alle guerriglie di imboscate per guadagnare tempo ed organizzare meglio le proprie forze, ma anche perché ciò avrebbe moltiplicato i costi di mantenimento della guerra da parte dell’Inghilterra.

Pubblicato da bmliterature

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