La crisi del luglio 1914 che portò alla Prima Guerra Mondiale

FIDUCIA NELLA PACE, PERICOLI DI GUERRA
Prima dello scoppiare della Prima guerra mondiale, la guerra sembrava un ricordo lontano, era dal 1870 che due grandi nazioni europee (Germania e Francia) non si scontravano, ma si manifestavano solo alcune tensioni periferiche o dispute coloniali. In tutta l’Europa si viveva il clima della Belle époque in cui si aveva fiducia nella diplomazia grazie al progresso morale e materiale dell’uomo guidato dalla scienza e dalla ragione.
Tuttavia, nel 1914, la situazione politico-militare dell’Europa stava cambiando e si ebbero diversi segnali che fecero preoccupare le cancellerie e gli stati maggiori degli eserciti: la corsa al riarmamento, la questione dei Balcani, le rivalità geopolitiche, l’economia protezionista e le ambizioni imperialistiche da parte di Austria, Germania, Italia e Russia.

471730406_6be65244b6SARAJEVO, 28 GIUGNO 1914
Tra la fine di giugno e l’inizio di agosto del 1914, l’equilibrio politico e diplomatico che aveva garantito la Belle époque crollò e si avviò un lungo periodo di conflitti che cambiò per sempre gli equilibri mondiali.
L’epicentro da cui è scoppiato tutto fu Sarajevo (Capitale della Bosnia-Erzegovina) nei Balcani che era stata annessa all’Impero asburgico qualche anno prima per contrastare la Serbia.
Il 28 giugno, durante una visita ufficiale a Sarajevo, l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, erede al trono, fu assassinato da Gavrilo Princip, terrorista dell’organizzazione nazionalistica bosniaca “Mano nera”, simpatizzata e sostenuta dalla Serbia. Le ragioni dell’omicidio dimostravano la situazione complicata dei Balcani in cui l’arciduca voleva riequilibrare i rapporti politici interni all’Impero a favore del polo composto dai popoli slavi del sud. Questo filo-slavismo di Francesco Ferdinando, invece di avvicinare i nazionalisti slavi a lui, gli allontanò le simpatie dei nazionalisti più radicali, che auspicavano ad abbandonare l’impero per ottenere l’indipendenza di uno stato slavo egemonizzato dalla Serbia.
La reazione dell’Austria fu molto dura: il 5 luglio una delegazione austriaca si recò a Berlino per assicurarsi dell’appoggio dell’imperatore tedesco. Per l’Austria sembrava sufficiente accordarsi con la Germania e quindi non avvisò l’Italia, terzo membro della Triplice alleanza.

La-Stampa-del-29.7.1914-f.p.g.c.-Carlo-Di-NittoL’ULTIMATUM ALLA SERBIA
Il 23 luglio il governo austriaco rivolse un rigido ultimatum alla Serbia con l’obiettivo di scoraggiare una soluzione diplomatica e per giustificare il ricorso alle armi. Alla Serbia, infatti, si chiedeva di smantellare il movimento nazionalista e indagare sull’attentato anche con le autorità austriache, violando di fatto il rispetto della sovranità nazionale.
Il 25 luglio la Serbia accettò quasi interamente l’intimidatorio ultimatum chiedendo ulteriori approfondimenti in determinate questioni facendo in modo che l’Austria fosse l’effettiva responsabile dello scoppio di crisi. Infatti, il 28 luglio, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia nonostante i tentativi di freno della diplomazia tedesca.
Il 30 luglio la Russia scelse di scendere in campo in difesa della Serbia, mentre la Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia. Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania e all’Austria.
Molti sperarono che questo conflitto potesse concludersi nel giro di poche settimane con un nuovo accordo internazionale, ed invece non fu così.

Pubblicato da bmliterature

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