La monarchia costituzionale francese del 1791

Luigi XVI si era rifiutato di firmare i decreti dell’Assemblea nazionale, ma ormai non riuscì più a controllare la rivolta. Il 5 ottobre 1789 una grande folla, assistita dalla Guardia nazionale, obbligò la famiglia reale ad abbandonare la reggia di Versailles e a trasferirsi a Parigi.
Con il passare del tempo, il re mantenne un atteggiamento ambiguo, finendo per perdere le simpatie di quei pochi sudditi che erano rimasti. Nel giugno del 1791, con un maldestro tentativo di fuga all’estero, peggiorò la situazione. Uscì da Parigi insieme alla regina, ma venne presto riconosciuto e bloccato mentre passava nella città di Varennes.
Il re aveva perso la fiducia del popolo che non si sentiva più rappresentato da un sovrano che aveva spezzato il vincolo che lo legava alla sua gente.

La nuova Costituzione del 1791

Gilbert_du_Motier_Marquis_de_LafayetteNel frattempo, a Parigi, l’Assemblea nazionale continuava a lavorare per portare in Francia una nuova Costituzione. All’inizio a prevalere erano i deputati moderati guidati dal marchese de La Fayette e dal conte Mirabeau. Insieme convinsero il re ad accettare la Costituzione che venne approvata dall’Assemblea nazionale nel 1791.
La Francia divenne allora una monarchia costituzionale, come l’Inghilterra, con Sovrano costituzionale Luigi XVI, che giurò fedeltà alla nuova Costituzione, che di fatto limitava i suoi poteri. A lui spettava il potere esecutivo di governare con i ministri scelti da lui. Il potere legislativo era affidato all’Assemblea legislativa formata da deputati eletti soltanto da chi disponeva di un reddito minimo. Il potere giudiziario era affidato ai giudici, anch’essi eletti. Anche tutti gli amministratori di provincia dovevano essere eletti.
La nuova Costituzione prese anche dei provvedimenti economici, cercando di favorire la circolazione dei commerci che era tutta nelle mani della borghesia. Furono quindi abolite le corporazioni e soppressi dazi e dogane interne. Infine il territorio francese venne suddiviso in 83 dipartimenti abolendo gli stati provinciali.

La costituzione civile del clero

In Francia, la Chiesa cattolica era sempre stata al servizio della monarchia: in genere, i vescovi francesi erano tenuti ad obbedire prima al re che al papa perché era lui a nominarli. Chiesa e monarchia formavano un blocco compatto e, logicamente, la Chiesa non era vista con simpatia dalla rivoluzione, proprio come dagli illuministi.
Già nel 1789 l’Assemblea nazionale aveva deciso di vendere i beni ecclesiastici e nazionalizzarli. Per il governo fu un grosso affare perché quei terreni erano i grado di ricoprire i 2/3 dei debiti accumulati dallo stato francese. Con una successiva legge decreto detta Costituzione civile del clero, l’Assemblea dispose inoltre che i parroci e vescovi venissero eletti direttamente dai cittadini e stipendiati dallo stato a patto che giurassero fedeltà alla rivoluzione.
Questa legge provocò uno stacco dalla chiesa Romana. Tuttavia, non tutti i vescovi e parroci fecero giuramento e vennero chiamati parroci refrattari. Quelli che invece firmarono il giuramento vennero chiamati parroci costituzionali. La rivoluzione aveva riacceso il seme degli odi religiosi che avrebbe poi portato alla rivolta della Vandea.

I gruppi politici dell’Assemblea legislativa

Nell’autunno del 1791, come previsto dalla Costituzione, si tennero le elezioni per l’Assemblea legislativa. I 745 deputati si divisero in tre schieramenti:

  • re-fuggeI moderati, rappresentavano il gruppo più numeroso composto da 345 deputati. Essi facevano parte della cosiddetta Palude o Pianura e sedevano al centro dell’Assemblea. Erano considerati moderati o indecisi, in quanto non avevano una linea precisa e si lasciarono trasportare dagli eventi.
  • Monarchici e conservatori erano i foglianti con 264 deputati. Il loro nome deriva dal convento francescano di Feuillant in cui si riunivano. Essi sedevano alla destra dell’Assemblea.
  • Nella parte sinistra dell’Assemblea sedevano i 136 deputati repubblicani chiamati gruppo della montagna o montagnardi perché sedevano nella parte più altra dell’Assemblea. Essi erano a sua volta suddivisi in due gruppi.
    • Il primo gruppo era quello dei girondini, chiamati così perché provenivano dalla Gironda, la regione di Bordeaux. Essi erano rappresentanti della borghesia e difensori della rivoluzione.
    • Il secondo gruppo era quello dei giacobini, chiamati così perché si riunivano nel convento dei domenicani (jacobins). Essi erano di tendenza fortemente repubblicana, inizialmente con caratteri filo-monarchici e successivamente con caratteri più radicali.

Giacobini e Girondini differivano principalmente perché i primi volevano arrivare alla repubblica a tutti i costi ed utilizzando la violenza, i girondini volevano giungere alla repubblica democraticamente.

Foglianti, giacobini e girondini non erano partiti politici, ma per lo più associazioni o raggruppamenti nati dai tanti circoli, club e società popolari presenti in Francia. In questi circoli si dibattevano idee, si affrontavano discussioni… Durante questi dibattiti, emergevano i nuovi protagonisti della politica francese come Robespierre e Danton, capi dei giacobini di due diverse fazioni, quella dei cordiglieri nel caso di Danton.

Pubblicato da bmliterature

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