La poesia comico-parodica

Cecco AngiolieriCon il termine di poesia comico-parodica, o anche comico-realistica, è stata indicata l’esperienza di alcuni poeti che seguono un percorso diverso rispetto a quello della linea poetica dominante nella lirica italiana del XIII secolo. Questa linea, che si afferma con la scuola siciliana e ha la sua prima grande espressione con lo <<stil novo>>, canta sentimenti elevati (l’amore) e usa un linguaggio selezionato e raffinato, inaugurando una tradizione illustre che tende al sublime, al puro ideale, a un distacco dalla realtà materiale e comune. Proprio il rifiuto di queste convenzioni caratterizza la poesia “comica” che, per definizione, usa uno stile basso, occupandosi degli elementi quotidiani di una realtà spesso volgare e degradata. Di qui l’uso del termine “realismo” per indicare poesie come quelle di Rustico di Filippo e Cecco Angiolieri, dove vengono presentati personaggi laidi e deformi, ambienti malfamati e corrotti.
Si tratta comunque di un’operazione squisitamente letteraria, che si propone di rovesciare gli schemi e le convenzioni della poesia elevata, con intento caricaturale e grottesco, riferendosi però ad altri schemi letterari. Il procedimento prevalente è quello della parodia, che consiste, per lo più, nel trattare con linguaggio nobile e sublimato soggetti che sono in realtà vili e spregevoli (ad esempio la “lode” dell’uomo deforme e della donna brutta). Più in generale, i valori della cortesia e dell’amore vengono capovolti nei loro significati più seri ed ufficiali, con l’intento di mostrare il loro risvolto alternativo, deformato o ridicolo: all’amore sublimante si sostituisce il desiderio sessuale, alla dama raffinata la donna plebea, all’elogio della virtù quella del vizio, e così via. Questo è un vero e proprio genere poetico, che si collega, da un lato, alla precedente tradizione della letteratura comica (in particolare agli irriverenti canti dei chierici vaganti che proprio nel XIII secolo erano stati riuniti nei Carmina burana), mentre prelude, dall’altro, ai successivi sviluppi dei generi giocosi, parodici, bizzarri, “carnevaleschi”, di tipo irriverente e demistificante.

Sign-spring-Lwalter craneFOLGORE GIMIGNANOProprio nel suo possibile valore anticonformistico e alternativo consiste il significato ideologico di questa poesia, che, rifiutando le visioni del mondo gerarchiche ed ufficiali, può dare spazio alla voce della diversità, del dissenso, dell’emarginazione. Sono elementi presenti nella poesia del senese Cecco Angiolieri. Dalle sue poesie si delinea l’immagine di una vita irregolare e inquieta, spesa tra le taverne, il gioco, le donne. Infatti i temi ricorrenti nel suo canzoniere sono l’amore tutto sensuale per una fanciulla plebea, l’odio per il padre avaro, le imprecazioni contro la sorte avversa, la “malinconia”, nel senso di umor nero, di una disposizione irosa e cupa verso il mondo. La poesia di Cecco Angiolieri è soprattutto un gioco letterario, che si rifà ad una tradizione ben precisa, la poesia latina dei chierici vaganti, da cui ricava temi, situazioni, caratteri stilistici. L’insistenza sui temi della vita sregolata, dell’abiezione, dell’odio verso il padre, della <<malinconia>>, degli amori volgari risponde ad un intento di esagerazione parodistica, in aperta polemica con i modi sublimanti dello stilnovismo.
Nella poesia del fiorentino Rustico di Filippo (1230 – 1300 circa) compare la vena satirica, che si manifesta nel ritrarre in toni grottescamente caricaturali persone e scene dell’ambiente borghese fiorentino, con linguaggio corposo e violentemente espressivo. Mentre del tutto diversi sono le tematiche e i toni della poesia di Folgòre da San Gimignano, che è autore di due “corone” di sonetti: nella prima augura per ogni mese gioie e piaceri ad una brigata nobile e cortese di Siena, nell’altra consiglia il modo più piacevole di trascorrere i giorni della settimana. Questi sonetti si risolvono in una serie di piccoli quadri, in cui vengono ritratti in forme aggraziate e vivide i momenti più tipici della vita cittadina: feste, banchetti, cacce, tornei, cortesie d’amore. La poesia di Folgòre esprime un ideale di vita cortese, animato dalla liberalità, dalla gioia, dalla magnificenza, dalla prodezza: documentata quindi come la borghesia comunale in ascesa faccia propri i valori della società feudale e cavalleresca, proiettandoli in un mondo ideale in cui è bello evadere, ma proponendoli anche come modelli di vita effettivamente praticabili. Questo culto di un raffinato saper vivere mondano troverà di lì a poco il suo grande celebratore in Boccaccio.
Tra la poesia stilnovistica e quella comico-parodica non esisteva una barriera invalicabile: Rustico è anche autore di rime d’amore, e, viceversa, Guinizzelli, Cavalcanti e Dante si cimentano anche in rime scherzose.

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Pubblicato da bmliterature

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