La rivoluzione Francese del 1789

Dopo diversi anni dall’ultima convocazione, il 5 maggio 1789 venne riunita l’assemblea degli Stati generali. L’evento fu preparato da quasi 40 mila assemblee popolari che elessero i rappresentanti del Terzo Stato a Parigi. Per la Francia fu una prima forma di democrazia popolare. Queste assemblee prepararono circa 60 mila cahiers de doléances (quaderni di lagnanze), in cui venivano raccontate al monarca le ingiustizie e le sofferenze che colpivano i contadini.

Riunione degli Stati Generali

Stati generaliGli Stati generali si riunirono seguendo una sorta di cerimonia: i rappresentanti dei tre “stati” sfilarono per Versailles in gruppi distinti. Ad aprire il corteo vi erano i 604 deputati del Terzo stato, le persone selezionate erano per lo più borghesi colti, tra i quali avvocati e uomini di legge. Tutti insieme, i deputati del Terzo stato detenevano il 50,7% dei seggi anche se rappresentavano il 98% della popolazione.
Al Terzo stato seguivano i 270 deputati della nobiltà ed infine i 291 deputati del clero, in base all’ordine di importanza.
La maggioranza su cui poteva contare il Terzo stato era soltanto teorica. Infatti, per tradizione, si votava “per ordine“: nobiltà e clero avevano quindi il potere necessario per bloccare qualsiasi riforma mostrandosi in 2 contro 1. Proprio per questo motivo, la principale richiesta del Terzo Stato era che ogni deputato avesse un voto e stabilire il sistema del “voto per testa“.
Tale richiesta venne votata anche da numerosi parroci e da alcuni nobili, ma l’alto clero e l’aristocrazia si rifiutarono perché il loro unico obiettivo era quello di sconfessare le riforme dei ministri del re.

Nascita dell’Assemblea nazionale costituente

I delegati del Terzo stato, di fronte a questa chiusura d’appello, decisero di convocare la propria assemblea, invitando i rappresentanti dei nobili e del clero ad unirsi a loro.
Il Terzo stato e il basso clero si dichiararono Assemblea nazionale costituente, cioè deputati incaricati di scrivere la Costituzione, la legge fondamentale dello Stato. Quindi rappresentavano non più solo uno degli ordini, ma l’intera nazione francese.
Anche se Luigi XVI cercò di sbarrare il locale dell’assemblea, il Terzo stato si riunì in un’altra sala dove veniva praticata la pallacorda. Proprio qui, il 20 giugno, avvenne il famoso giuramento della pallacorda: i rappresentati del Terzo stato giurarono di non dividersi fino a che la Francia non avesse avuto una Costituzione.
La loro fu una prova di forza sperando che il re scendesse a compromessi. Tuttavia il re, pressato dai nobili e dall’alto clero, si rifiutò e il 23 giugno sciolse gli Stati generali.
Alcuni giorni dopo, però, il re cambiò idea ed invitò i due ordini a unirsi alla nuova Assemblea nazionale. Le sue vere intenzioni, invece, erano quelle di licenziare Necker e rinforzare Versailles e Parigi con alcuni reggimenti.

Il 14 luglio e la presa della Bastiglia

la-presa-della-bastiglia-rivoluzione-franceseQuesti concentramenti di truppe intorno alla capitale, fecero precipitare del tutto la situazione. Il popolo capì subito che le tante speranze risposte negli Stati generali sarebbero fallite. Ad accrescere il malcontento fu il triplicarsi dei prezzi del pane che fece accrescere la fame. Il 14 luglio 1789 la ribellione aumentò: una folla di dimostranti si diresse sulla Bastiglia, l’antica fortezza di Parigi dove erano rinchiusi gli oppositori politici della monarchia, simbolo dell’assolutismo, assalendola.
Dopo una violenta battaglia, che lasciò centinaia di morti, la fortezza venne espugnata, vennero trafugate le armi e liberati i pochi prigionieri presenti. Il giorno successivo la Bastiglia venne distrutta.
La notizia della presa della Bastiglia si diffuse velocemente in tutta la Francia, assumendo un valore di atto simbolico: la fine di un regime di oppressione e l’aperta possibilità di un nuovo intervento per il popolo.

La rivolta di Parigi si diffuse a macchia d’olio nelle campagne: i contadini assalirono molti castelli e bruciarono le vecchie carte che legalizzavano gli obblighi a cui dovevano sottostare. Il re, preoccupato delle notizie di Parigi, annunciò all’Assemblea nazionale che le truppe erano state allontanate dalla capitale, ma questo gesto conciliatore giunse troppo tardi. Ormai i capi dei dimostranti avevano capito che potevano forzare la situazione e crearono una commune (governo municipale) e una guardia nazionale, cioè un corpo di soldati a difesa della rivoluzione. Il capo di questa guardia fu il marchese de La Fayette, un nobile di tendenza liberale. La bandiera tricolore francese con bianco (monarchia), rosso e azzurro (colori di Parigi) sostituì la bandiera del re con i gigli d’oro.
Ben presto la rivoluzione francese si espanse anche al di fuori di Parigi ed ogni città creò una propria commune e Guardia nazionale.

La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.

Nel frattempo, a Versailles, l’Assemblea nazionale continuava i suoi lavori. I deputati votarono l’abolizione dei privilegi nobiliari e la fine dei diritti feudali, queste decisioni furono appoggiate anche da molti rappresentanti dei nobili e del clero, dopo essere stati convinti dalla rivolta dei contadini.
Il 26 agosto 1789 nacque il documento più solenne della rivoluzione: la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino con lo scopo di affermare i diritti naturali che ogni uomo possiede e che nessun potere o stato può cancellare o sospendere. Tra questi diritti vi sono le libertà fondamentali dell’individuo (liberté), l’uguaglianza di tutti i cittadini (egalité) e il principio di sovranità popolare (fraternité).
Contemporaneamente, la Dichiarazione proclamava la difesa del sacro ed inviolabile diritto di proprietà privata, tranquillizzando così il ceto borghese.

Pubblicato da bmliterature

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