Le Figure Retoriche del Suono

Le più semplici figure retoriche del suono sono le rime e le rime imperfette, elementi fondamentali del fare poesia. Altre figure importanti e molto usate sono l’allitterazione, la paronomasia, l’onomatopea e il fonosimbolismo.

  • L’allitterazione è la ripetizione dello stesso suono (o degli stessi suoni) all’inizio o all’interno di parole vicine; l’esempio seguente presenta allitterazioni in “p” e in “d”:

    Oppresso d‘amor, di piacere,
    il popol de’ vivi s’addorme… (G. D’Annunzio)
  • La paronomasia è basata sull’accostamento di parole simili per il suono, ma diverse per il significato:

    la luce si fa avaraamara l’anima (E. Montale)

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  • L’onomatopea è un’espressione che riproduce o suggerisce un suono naturale. Le onomatopee possono essere:

    • – proprie, se sono costituite da parole prive di un significato autonomo, inventate semplicemente per imitare un suono, un rumore, il verso di un animale ecc.

      Ch’io veda là solo quel bianco
      di strada,
      che un giorno ho da fare tra stanco
      don don di campane… (G. Pascoli)
    • – improprie, se sono costituite da parole dotate di un loro significato (nomi, verbi ecc.) ma capaci di evocare suoni e rumori connessi con tale significato:

      … Il tuono rimbombò di schianto:
      rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo (G. Pascoli)
  •  Il fono simbolismo si basa sul valore “emotivo” dei suoni, e quindi anche delle parole che noi pronunciamo. Secondo molti studi, infatti, i suoni delle lettere dell’alfabeto evocano di per sé sensazioni e stati d’animo particolari: le vocali “a” ed “e”, per esempio, hanno un suono aperto che determina sensazioni calme e luminose, mentre la “o” e la “u” hanno un suono grave, che suggerisce a stati d’animo cupi:

    Chiare, fresche e dolci acque (F. Petrarca) –> sensazione di luminosità

    volaron sul ponte che cupo sonò (A. Manzoni) –> sensazione di paura

    Egualmente, tra le consonanti, la “c” e la “g” possono dare suoni duri, che evocano percezioni ostili, mentre la “l” e la “m” hanno suoni molli e prolungati, che evocano stati d’animo più tranquilli e dolci.

    Cigola la carrucola del pozzo (E. Montale) –> percezione stridente

    dell’immobilità del mutamento (M. Luzi) –> percezione di pacata serenità

    Ecco allora che anche la scelta delle singole parole permette al poeta di creare atmosfere evocative proprio facendo leva sul fonosimbolismo, cioè sulla valenza suggestiva dei suoni. In questo senso anche l’onomatopea, l’allitterazione e la rima possono ovviamente essere usate con valore fonosimbolico.

Pubblicato da bmliterature

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