L’Europa che avanza: Olanda e Inghilterra del Seicento

Il Seicento, “secolo d’oro” olandese

Lavoratrici filano e tessono la lana. Isaac van Swanenburgh, 1600; Leida (Olanda), Stedelijk Museum DE Lakenhal.
Lavoratrici filano e tessono la lana. Isaac van Swanenburgh, 1600; Leida (Olanda), Stedelijk Museum DE Lakenhal.

La Repubblica delle sette Province Unite aveva proclamato la propria indipendenza dalla Spagna asburgica fin dal 1588. Però la Spagna non si era mai rassegnata alla perdita di quella fiorente propaggine dei suoi domini imperiali: aveva dunque contrastato con le armi la secessione dei Paesi Bassi, perlomeno fino al 1609. In quell’anno venne firmata una tregua che preludeva, di fatto, al riconoscimento formale dell’indipendenza olandese. Esso giunse infine nel 1648, con la pace di Westfalia.
I Paesi Bassi si organizzarono come una confederazione repubblicana: una vera novità, per l’epoca, destinata a costituire un importante modello per i futuri Stati Uniti d’America. La confederazione era costituita da sette province, ognuna delle quali aveva un proprio governatore, un’amministrazione e un’assemblea propria; inoltre eleggeva i propri rappresentanti che davano vita all’assemblea generale (Dieta) della confederazione. Questa Dieta, che si riuniva ad Amsterdam, eleggeva un suo presidente: tale titolo rimase sempre appannaggio della potente casa di Orange-Nassau, che dominava la provincia più ricca e potente, cioè l’Olanda.
Il Seicento fu per gli olandesi, abili marinai e spregiudicati commercianti, un “secolo d’oro”.
Essi strapparono al Portogallo tutte le sue colonie in Oriente e stabilirono basi commerciali persino in Giappone. Amsterdam divenne l’epicentro del commercio mondiale, una piazza finanziaria di prima grandezza.
Le ragioni del successo olandese furono diverse. L’intraprendenza nei commerci, innanzitutto: la stessa posizione geografica faceva dei Paesi Bassi uno snodo di transito fra il Baltico, l’Atlantico e la Spagna. Il clima generale di tolleranza vi attirava inoltre numerosi profughi dei conflitti religiosi europei, con il loro capitale di conoscenze tecniche. Le avanzatissime tecniche di canalizzazione e irrigazione fecero dell’agricoltura olandese la più progredita d’Europa, con rendimenti annui impensabili altrove. Il piccolo territorio offriva due risorse energetiche, ovvero la torba (un composto organico allo stadio del pre-carbone) e il vento, ma gli olandesi seppero capitalizzarle al massimo. La torba fu il carbone dell’Olanda per tutto il Seicento, utilizzata per il riscaldamento domestico così come nelle manifatture per scopi industriali. Quanto ai mulini a vento, intorno al 1650 ne erano in funzione circa 3000: potevano produrre circa 45 miliardi di chilowattora l’anno, utili per far funzionare le manifatture locali e i cantieri navali, i migliori d’Europa.

Le fortune dell’Inghilterra e la rivalità con l’Olanda

La battaglia navale dei Quattro Giorni tra la flotta inglese e quella olandese
La battaglia navale dei Quattro Giorni tra la flotta inglese e quella olandese

Nel corso della loro espansione, gli olandesi si trovarono di fronte a un pericoloso rivale: l’Inghilterra. Anch’essa in quei decenni stava emergendo, per ragioni simili a quelle già osservate per l’Olanda. L’Inghilterra possedeva manifatture tessili e un’agricoltura già sviluppate: la piccola nobiltà terriera sfruttava i propri possedimenti con tecniche avanzate. Molti immigrati ugonotti (francesi di fede protestante) portarono nell’isola ricchezza, nuove tecniche e nuove produzioni, nel settore del vetro, dell’orologeria, della lavorazione della seta. L’Inghilterra era inoltre ricca di una preziosa fonte energetica, il carbone, sempre più utilizzato al posto della legna per il riscaldamento e le attività manifatturiere. Grazie ai nuovi forni a carbone, a metà Seicento la lavorazione del ferro si fece più precisa e abbondante: questo binomio ferro-carbone avrebbe poi pilotato, a fine Settecento, la Rivoluzione industriale.
Furono queste le basi a portare la straordinaria espansione marittima e commerciale che, lungo il secolo XVII, portò l’Inghilterra a diventare la potenza economica dominante. Su questo terreno maturò inevitabilmente lo scontro con gli amici-rivali olandesi. Nel 1651 l’Inghilterra di Cromwell emanò l’Atto di navigazione, il quale stabiliva che solo le navi britanniche potevano caricare e scaricare merci nei porti britannici.
L’Atto danneggiò gravemente la marina olandese, le cui navi trasportavano, a quell’epoca, la maggior parte dei prodotti coloniali.
Si arrivò così a una guerra anglo-olandese, o meglio a una serie di tre conflitti, combattuti dai due paesi, tra 1652 e 1674, sui mari di tutto il mondo: nel Mediterraneo, nelle Antille (dove l’Inghiterra conquistò la Giamaica), nell’oceano Indiano, nella Manica, persino sul fiume Tamigi, nei pressi di Londra, dove audacemente penetrò una flottiglia olandese, prima di essere respinta.
Un paese di un solo milione di abitanti, com’erano le Province Unite, non poteva però competere a lungo con un paese forte e ricco qual era l’Inghilterra del tempo. Alla fine fu firmato (1674) il Trattato di Westminster, a seguito del quale le colonie olandesi del Nordamerica passarono all’Inghilterra: tra queste anche il porto di New Amsterdam, ribattezzato New York. l’Inghilterra s’impadronì inoltre di alcune basi olandesi in India.

Pubblicato da bmliterature

Effettua una donazione su Paypal per contribuire alla stesura di nuovi articoli!