Impero e Papato – La lotta per le investiture (Tema)

ottone3La lotta per le investiture vede scontrarsi i due poteri universali della civiltà medioevale: il Papato e l’Impero. Questi due poteri sono entrati in correlazione tra di loro quando Carlo Magno si fece incoronare imperatore da papa Leone III nella notte di Natale dell’800. In questo modo la Chiesa dimostrava la propria superiorità rispetto all’Impero perché l’incarico di imperatore poteva essere eletto solo dal papa.
Nella divisione dei due poteri, all’impero spettava il potere temporale e quindi di condurre l’uomo alla felicità nella vita terrena, al Papato, invece, il potere spirituale cioè di condurre l’uomo alla beatitudine della vita eterna.
La situazione cominciò a degenerare quando i Vescovi iniziarono ad assumere cariche politiche per l’Imperatore, interessandosi sempre di più ai beni materiali. Si inizia allora a parlare dei Vescovi-Conti, autorità religiose con cariche politiche che si allontanano sempre di più dai compiti spirituali della Chiesa.
Ben presto Chiesa e Impero presero a contendersi anche il diritto di conferire o annullare cariche ecclesiastiche.

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Il Papa era l’unica figura che poteva risolvere questa situazione. Il primo di questi fu Papa Niccolò II che, per contrastare le riforme della Chiesa proposte da Enrico III, convocò un concilio dove emanò un decreto (In nomine Domini) che eliminava il Privilegium Othonis, che era in vigore già da molti anni, escludendo così dall’elezione del Papa ogni intrusione imperiale e laica. Inoltre in questo decreto veniva stabilito che il potere vescovile poteva essere conferito soltanto dal clero.
I progetti di Niccolò II furono portati avanti da Gregorio VII che, dopo aver convocato 2 sinodi e pubblicato un enciclica per combattere i vescovi e i sacerdoti simoniaci e nicolaiti, nel 1075 emanò il Dictatus Papae, un documento che affermava la superiorità dell’autorità papale rispetto all’imperatore e l’infallibilità della Chiesa.
Il Papa ha quindi un potere maggiore che è quello della scomunica con il quale può deporre gli imperatori. La scomunica è un’esclusione di un membro dalla comunità dei fedeli a causa di gravi e ostinate infrazioni alla morale o alla dottrina riconosciuta.
L’imperatore in carica Enrico IV ovviamente reagì, convocando quindi un’assemblea a Worms di vescovi e nobili a lui devoti i quali approvarono la deposizione e la scomunica del papa.
Il papa rispose scomunicando a sua volta l’Imperatore. Questa scomunica era però a sfavore dell’imperatore che veniva così escluso dalla società e i suoi sudditi erano sciolti dall’obbligo di fedeltà.
Ben presto Enrico IV si trovò solo perché i nobili tedeschi si erano ribellati, fu quindi costretto a sottoporsi ad un atto di umiliazione pur di farsi ritirare la scomunica, cioè di chiedere perdono al papa, che in quel periodo si trovava a Canossa in visita alla duchessa Matilde. Il papa però non lo perdonò subito e lo fece aspettare per tre giorni e tre notti fuori dal castello con il freddo e con la neve soltanto con un saio.
Dopo aver recuperato i suoi poteri, Enrico IV scende di nuovo in Italia, questa volta armato (nel frattempo viene riscomunicato e, perciò convoca un sinodo a Bressanone dove, insieme ad alcuni vescovi, nomina un antipapa: Clemente III) costringendo Gregorio VII a fuggire a Castel Sant’Angelo dove poi viene salvato da Roberto il Guiscardo, un mercenario normanno che ricevette il titolo di duca di Puglia e Calabria.
Alla morte dei due protagonisti: Enrico IV e Gregorio VII, la lotta per le investiture non finisce ma, dopo vari scontri dei loro discendenti si scende ad un compromesso con il concordato di Worms stipulato da Papa Callisto II e dall’Imperatore Enrico V nel 1122.
Questo concordato stabiliva la divisione dei due poteri. Con questo concordato si chiudono le lotte per le investiture e il potere temporale si separa da quello spirituale. I vescovi potevano essere eletti solo dal Clero, ma essi dovevano giurare fedeltà all’Imperatore.
Conseguenza di questa lotta per le investiture fu la disgregazione dell’Impero, sempre più inarrestabile. Ad approfittare della debolezza dell’Impero saranno le nascenti monarchie nazionali, l’affermarsi dei Comuni dell’Italia centrosettentrionale e il Regno normanno di Sicilia.

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Incontro a Canossa dalla duchessa Matilde, dove Enrico IV chiede perdono al papa Gregorio VII.

Pubblicato da bmliterature

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