Luigi Pirandello, vita, opere e temi

Luigi Pirandello è uno scrittore che ha praticato le più diverse forme letterarie, dalla poesia al romanzo, dal saggio al dramma, ma le novelle (oltre a essere, in qualche caso, fra i suoi capolavori) hanno accompagnato tutta la sua lunga attività letteraria: sono quindi lo strumento migliore per seguirne l’evoluzione è cogliere la ricchezza e la complessità della sua poetica.

Luigi Pirandello nasce da Agrigento (allora chiamata Girgenti) nel 1867. Studi a Palermo, a Roma e a Bonn (in Germania), dove si laurea con una tesi sul dialetto siciliano. Tornato in Italia, si stabilisce a Roma e comincia a collaborare a diverse riviste con articoli e poesie.
Nei primi anni del novecento, una grave crisi economica colpisce la famiglia dello scrittore, provocando nella moglie (che aveva già dato segni di squilibrio) una crisi di follia, da cui la donna non si riprenderà più. Per Pirandello inizia un periodo drammatico, cui reagisce impiegandosi come insegnante e cominciando a scrivere racconti e romanzi. Se in un primo tempo egli è ancora legato alla tradizione del Verismo siciliano, ben presto la supererà a favore di una prospettiva del tutto originale, che è di tale tradizione opera una sorta di ribaltamento: la poetica del “fatto oggettivo” si trasforma infatti nella “poetica della soggettività”.

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Il primo grande successo arriva nel 1904, con il romanzo Il fu Mattia Pascal; al 1908 risale invece il suo saggio più famoso, L’umorismo, che contiene importanti dichiarazioni di poetica.
Negli anni intorno alla prima guerra mondiale, Pirandello affianca alla produzione narrativa quella teatrale. Le prime opere, spesso atti unici tratti dalle sue stesse novelle, sono scritti in dialetto siciliano; in seguito, lo scrittore elabora opere di carattere più sperimentale, in italiano, diventando uno dei grandi rinnovatori del teatro della sua epoca. Anche in questo campo, il successo arriva dopo alcuni anni, nel 1922, con Sei personaggi in cerca d’autore, uno “strano” dramma in cui sei personaggi, protagonisti di una torbida vicenda passionale, si presentano a una compagnia teatrale, chiedendo che la loro storia venga rappresentata.
Negli anni seguenti, Pirandello continua a scrivere novelle, romanzi e soprattutto testi teatrali, riscuotendo notevole successo anche all’estero. Nel 1934, è il terzo autore italiano (dopo il poeta Giosue Carducci, nel 1906, e la scrittrice Grazia Deledda, nel 1926) a ottenere il premio Nobel per la letteratura.
Muore nel 1936, lasciando incompiuto il dramma I giganti della montagna.

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Le opere di Pirandello si possono schematicamente suddividere a seconda della forma letteraria cui appartengono.
POESIE: Tra il 1889 e il 1912, Pirandello pubblica varie raccolte di poesie e alcuni poemetti. Si tratta di opere minori, interessanti soprattutto per gli specialisti.
ROMANZI: I romanzi pubblicati da Pirandello sono sette.
L’esclusa (1901) e Il turno (1902) sono i primi in cui l’autore mette a fuoco i suoi temi: il gioco del caso, la critica delle convenzioni sociali, il carattere appassionato dei suoi personaggi.
Il fu Mattia Pascal (1904) è il primo capolavoro dello scrittore siciliano.  È la storia di un uomo che, creduto morto, approfitta della situazione pensando di conquistare così libertà e indipendenza; quando si accorge dei gravi svantaggi della sua posizione, vorrebbe tornare alla vecchia vita, ma scopre di non poterlo più fare. La vicenda ha un carattere surreale e assurdo tipico di molte opere pirandelliane.
I vecchi e i giovani  (1913) è un romanzo storico, ambientato nei primi anni dopo l’unificazione italiana. Pirandello dà un giudizio sostanzialmente negativo di questa epoca storica, particolarmente drammatica per la Sicilia.
Suo marito (1911), ripubblicato in una nuova versione con il titolo Giustino Roncella nato Boggiolò, è una satira della vita intellettuale.
Si gira (1915), ripubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore, è ambientato nel mondo del cinema, un’arte nuova a quell’epoca, alla quale Pirandello si mostrò attendo fin dall’inizio.
Uno, nessuno e centomila (1926) narra la progressiva follia del protagonista, che scopre di non avere una propria identità.
SAGGI: Pirandello scrive diversi saggi, affrontando argomenti di critica letteraria, di teoria artistica e di teatro. L’opera più importante è L’umorismo, del 1908, che contiene la sua più famosa dichiarazione di poetica.
RACCONTI: Le novelle di Pirandello (scritte tra il 1894 e il 1936) vengono da lui stesso scelte raccolte, negli ultimi anni di vita, in un progetto unitario, intitolato Novelle per un anno. Tra il 1922 e il 1936 ne escono quindici volumi, ciascuno dei quali contiene quindici novelle. L’autore dispone i testi in base a un criterio di varietà di toni e di temi, senza badare all’ordine cronologico di composizione o di pubblicazione. Altre novelle rimangono inedite o comunque escluse da questo progetto.
TEATRO: Anche Le opere teatrali di Pirandello (scritte tra il 1898 e il 1936) entrano a far parte di un progetto unitario, intitolato Maschere nude. La drammaturgia pirandelliana è specificamente trattata  nella sezione dell’antologia dedicata al teatro.

Pirandello esprime l’atmosfera di crisi che caratterizza la cultura europea del primo novecento. La sua formazione si svolge, infatti, nel periodo culturale detto Decadentismo, un momento storico in cui gli intellettuali percepiscono acutamente il senso di una civiltà (quella europea dell’Ottocento) avviata verso la fine, e che in effetti sarà cancellata dalla prima guerra mondiale.
La crisi di cui parla Pirandello non è, però, una crisi politica o culturale: è innanzitutto una crisi di identità. I suoi personaggi dubitano della propria identità perché si rendono conto che ciascuno li vede e li giudica a suo modo; loro stessi arrivano quindi a dubitare del valore oggettivo dei propri giudizi e delle proprie percezioni. Per Pirandello, insomma, tutto è relativo, o meglio tutto è soggettivo: non esiste (in ambito psicologico, nei rapporti umani, nella società) una verità oggettiva, universalmente valida. I temi della maschera, della follia, del doppio hanno quindi una grande importanza nell’opera di questo scrittore.
Questa visione del mondo, però, non porta Pirandello alla disperazione o al rifiuto dei rapporti umani. Al contrario, la consapevolezza del carattere assurdo della vita e degli esseri umani si unisce lui ad un profondo sentimento di pietà. I suoi personaggi sono spesso ricchi di umanità e di compassione per le debolezze altrui e continuano a lottare, eroicamente, per trovare un senso anche quando il gioco del caso o le convenzioni sociali potrebbero far apparire la vita insensata.
La visione del mondo di Pirandello è caratterizzata dal relativismo: non esistono verità oggettive e ciascuno vede le cose da un punto di vista diverso da quello degli altri. Strettamente legato al relativismo è il tema dell’incomunicabilità: ciascuno di noi attribuisce alle parole un significato soggettivo, e questo ostacola un’intesa profonda con gli altri individui.

Pubblicato da bmliterature

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