Parini – Le prime odi e la battaglia illuministica

parini (475 x 400)La prima raccolta di versi, Alcune poesie di Ripano Eupilino, ci rivela un Parini ancora immerso nel clima dell’Arcadia isolato dalle correnti della cultura contemporanea, rigorosamente fedele ai modelli classici. Le prime manifestazioni della battaglia per il rinnovamento civile da lui condotta sono alcune odi degli anni Cinquanta-Sessanta.
L’ode era un genere lirico già introdotto dall’Arcadia, riprendendo modelli della poesia greca e latina. L’ode assumeva contenuti elevati e toni solenni. La forma metrica constava di versi, in genere settenari, secondo varie combinazioni in strofe. Sull’arco della sua lunga carriera poetica Parini scrisse parecchie odi, spesso leggendole nelle sedute dell’Accademia dei Trasformati, e stampandone alcune separatamente in fogli volanti. Solo nel 1791 un fedele discepolo, Agostino Gambarelli, pubblicò una prima raccolta organica di ventidue odi. Più tardi uscì una nuova edizione che comprendeva, oltre a queste, altre tre.
Le odi possono essere divise cronologicamente in tre gruppi diversi tra loro per le tematiche come per le soluzioni espressive.
Quello più folto va dal 1756 al 1769, e comprende i testi maggiormente legati alla battaglia illuministica, La vita rustica, La salubrità dell’aria, L’educazione, L’innesto del vaiuolo, La musica. Dopo il 1769 si ha una lunga pausa: per trovare altre odi bisogna arrivare al 1777, con La laurea e Le nozze. Dopo un’altra lunga interruzione si colloca un ultimo gruppo di odi, non più civilmente impegnate ma ispirate ad un composto classicismo.

contadiniIl primo gruppo contiene odi che riflettono una più diretta militanza illuministica e sono animate da atteggiamenti più battaglieri e fervido impegno civile. Gli argomenti sono costituiti da problemi di stringente attualità, spesso molto pratici e concreti, vivi nel dibattito dei contemporanei; tant’è vero che non di rado i temi delle odi pariniane sono affrontati, nello stesso periodo, anche da articoli del “Caffè”.
Nella Vita rustica, accanto alla tradizionale visione idillica della campagna come sede di una vita quieta e serena si coglie già una visione nuova del lavoro dei contadini, inteso come attività produttiva e socialmente utile, da cui nascono benessere e prosperità, secondo le teorie fisiocratiche. La stessa visione della campagna come mondo laborioso e sano, in contrapposizione al mondo cittadino malsano e corrotto, torna nella Salubrità dell’aria. Al centro dell’ode vi è il problema ecologico, cioè il problema dell’igiene e della salute pubblica, compromesse da chi, per ragioni speculative, circonda la città di risaie e marcite che ammorbano l’aria, e dalla noncuranza di chi lascia fermentare il letame o getta acque putride per le strade.
Nell’Educazione viene affrontato un problema centrale della cultura illuministica, quello dell’istruzione. Parini si indirizza alla formazione del ceto dirigente, offrendo i suoi precetti pedagogici alla nobiltà, che vuole rigenerare e riportare all’antica funzione sociale ormai perduta. Si colgono anche tre principi schiettamente illuministici:

  1. la ragione che deve guidare i sentimenti (l’animo) piegandoli ai suoi fini, senza soffocarli;
  2. l’idea che la vera nobiltà non è quella della nascita ma quella interiore dell’individuo;
  3. la fiducia che il mondo possa essere cambiato con la diffusione dei precetti illuminati.

122316022-1948371_0x440Nel Bisogno, in perfetto rispetto con i principi più illuminati della giurisprudenza contemporanea, quali quelli proclamati da Cesare Beccaria in Dei delitti e delle pene, Parini afferma che sono il bisogno e la miseria a determinare la maggior parte dei delitti, e quindi occorre non tanto punirli, quanto prevenirli, lottando contro la povertà.
Alla base dell’ode sta un altro motivo tipico dell’Illuminismo, il filantropismo, un senso di pietà solidale per gli uomini e le loro sofferenze, l’affermazione dei diritti naturali che ciascuno di essi possiede, anche il più misero, e vi è il vagheggiamento di una società solidamente umana, sorretta da un patto sociale universalmente rispettato.
Infine L’evirazione o La musica (l’ode ha entrambi i titoli) si scaglia contro il costume di evirare i giovani cantori per mantenere loro le voci di soprano. Anche qui vi è lo sdegno per una pratica barbara e incivile. Ma Parini non si arresta alla denuncia moralistica, indaga le precise cause sociali del fenomeno per trovare il modo di eliminarlo; e le individua nel capriccioso egoismo dei potenti, pronti a mutilare l’uomo e a negare la sua dignità pur di soddisfare la loro ricerca del piacere (i cantori evirati godevano di enorme successo nella società elegante, e per la loro bravura erano idolatrati come divi).

Nell’affrontare argomenti di così stringente attualità, così concreti, a Parini si presentava il problema non facile di conciliarli con la dignità formale che doveva competere alla poesia. L’arditezza innovatrice della materia suggerisce a Parini alcuni ardimenti linguistici, come l’uso moderato di un lessico ricavato dalle scienze moderne.
Una soluzione alle esigenze di novità espressiva viene però trovata da Parini essenzialmente con l’adesione alla poetica del sensismo. Tale teoria risaliva al filosofo inglese John Locke. Secondo il sensismo tutta la vita spirituale dell’uomo ha origine dalle sensazioni fisiche attraverso cui egli entra in contatto con la realtà. I suoi sentimenti fondamentali sono perciò il piacere e il dolore. Anche l’arte contribuisce a stimolare tale vitalità interiore, destando in noi forti sensazioni. Di qui deriva, secondo la poetica del sensismo, la ricerca della parola precisa, icastica, cioè capace di suscitare immagini e sensazioni molto vivide. In altri termini, la parola deve suscitare chiara e netta l’immagine dell’oggetto materiale, sollevando intorno ad esso una folla di sensazioni accessorie.
Per rendere l’audace novità dei suoi argomenti di attualità Parini utilizza in larga misura espressioni fortemente realistiche, capaci di suscitare immagini intensamente visive, tattili, foniche, olfattive. La prima prova del nuovo linguaggio si trova nella Salubrità dell’aria, che è un po’ il “manifesto” della nuova poetica illuministica e sensistica di Parini: incontriamo così espressioni ardite come “polmon capace”, “dorsi molli”, “fetido limo”, “languenti cultori”, “crescente pane”, “baldanzosi fianchi delle ardite villane”, il “fimo” (il letame) che “alto fermenta”, gli “aliti corrotti” delle carogne di animali… Bastano questi esempi per far capire come la poesia pariniana spicchi per la robusta concretezza dei temi trattati, ma anche per la novità e la forza delle scelte espressive.

Parini non ha però il coraggio di condurre veramente fino in fondo una rivoluzione del linguaggio poetico: pesa sempre su di lui l’eredità retorica del letterato tradizionale, per cui, accanto alle espressioni di grande originalità suggerite dalla poetica sensistica, si trova sempre nelle sue odi la preoccupazione di legittimare la materia impoetica sublimandola attraverso il linguaggio consacrato dalla tradizione classica.

Pubblicato da bmliterature

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