La prima fase delle guerre d’Italia (1494-1516)

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Gli stati regionali soccombono all’avanzata di Carlo VIII
La “politica dell’equilibrio” che aveva mantenuto la pace negli stati regionali italiani dopo il 1454 (pace di Lodi) terminò nel 1494. In quell’anno, infatti, il giovane re di Francia Carlo VIII attraversò le Alpi: il suo obiettivo era il possesso del Regno di Napoli, allora in mano agli Aragonesi, ma che era stato un tempo proprietà degli Angioini. Carlo VIII riuscì a passare indisturbato sul territorio italiano: tutti i principi gli tributarono omaggi. Passato per Roma, dove fu accolto dal papa Alessandro VI (lo spagnolo Rodrigo Borgia), Carlo VIII giunse nel febbraio 1495 a Napoli: il re Ferdinando II riparò in Sicilia e Carlo VIII si autoproclamò nuovo re di Napoli.
Nel frattempo a Firenze erano stati scacciati i Medici e si era costituita una repubblica, guidata dal frate domenicano Girolamo Savonarola.
Solo a questo punto si costituì una Lega (alleanza) tra le maggiori potenze, preoccupate dell’espansione francese: l’imperatore Massimiliano d’Asburgo, il papa, la Spagna. All’alleanza antifrancese, soprannominata pomposamente “Lega santa”, aderirono Ludovico il Moro, duca di Milano, le Repubbliche di Venezia e di Firenze. La monarchia aragonese inviò truppe dalla Sicilia in difesa del possedimento di Napoli e sconfisse Carlo VIII. La Lega intercettò i francesi in ritirata e li sconfisse a Fornovo, sull’Appennino parmense (6 luglio 1495). Carlo VIII riuscì comunque a raggiungere incolume la Francia, mentre Ferdinando II rientrava a Napoli.
La spedizione francese aveva evidenziato tutta la fragilità politica e militare degli stati regionali italiani: la loro realtà piccola e frammentata non poteva competere con una grande monarchia nazionale come quella francese, che poteva contare su superiori risorse economiche e su un esercito assai meglio organizzato. Nei cinquant’anni successivi alla pace di Lodi, solo Venezia aveva mantenuto efficiente il proprio esercito, indispensabile per consentire la libertà delle sue rotte marittime. Gli altri stati regionali avevano sottovalutato questo fondamentale elemento di difesa, preferendo servirsi di truppe mercenarie, costose e inaffidabili.

Il rogo di Girolamo Savonarola in piazza della Signoria a Firenze, 1498

L’AVVENTURA DI GIROLAMO SAVONAROLA
Quando Carlo VIII scese in Italia, il popolo fiorentino, sdegnato per la benevola accoglienza tributata da Piero de’ Medici al re di Francia, scacciò la signoria medicea e instaurò la repubblica, destinata a durare per 18 anni, fino al 1512. I primi anni del nuovo regime repubblicano (1494-98) vennero dominati da un frate domenicano, Girolamo Savonarola (1452-1498), priore del convento di San Marco. Egli era sostenuto dalla fazione popolare detta dei Piagnoni, a cui si contrapponeva quella degli Arrabbiati, formata dai cittadini ricchi, e la fazione dei Bigi, filomedicea.
Nelle sue infiammate prediche Savonarola prese di mira la corruzione della Chiesa (i suoi bersagli preferiti erano l’ambiente pontificio e papa Alessandro VI), invocando un cambiamento che purificasse la cristianità. Egli auspicava una radicale riforma religiosa, così da eliminare in città ogni genere di mondanizzazione dei costumi, comprese le feste e gli oggetti di lusso: Firenze avrebbe dovuto ritornare a vivere all’insegna della semplicità e della sobrietà. Savonarola mirava anche a una riforma politica: voleva fondare un governo su base popolare, pur se controllato da un organismo oligarchico, il Consiglio degli ottanta rappresentanti più in vista in città.
La rigida predicazione del frate ricorreva a toni forti e molto severi, che pregiudicarono la sua popolarità. Gli Arrabbiati, tra i quali vi erano i ricchi banchieri che facevano affari con la Curia pontificia, ottennero che il papa Alessandro VI scomunicasse Savonarola. Il destino del frate era segnato: incarcerato e processato come eretico, fu condannato al rogo nel maggio 1498.
La Repubblica fiorentina fu poi guidata dagli Arrabbiati, fino al ritorno dei Medici nel 1512.

Luigi XII di Francia prosegue l’impresa di Carlo VIII
Alla morte di Carlo VIII, nel 1498, salì al trono di Francia Luigi XII, che volle proseguire l’impresa del suo predecessore. Sceso in Italia nel 1499, il sovrano francese conquistò il Ducato di Milano. Venezia ne approfittò per allargare il proprio territorio fino alla riva sinistra dell’Adda.
Prima di proseguire alla volta di Napoli, Luigi XII si preoccupò di costituire un’alleanza con papa Alessandro VI Borgia (1492-1503) e con la stessa monarchia spagnola. Al papa, il sovrano francese promise di sostenere il figlio Cesare Borgia, intenzionato a costituire un proprio dominio nelle Marche e in Romagna, scacciando le piccole signorie da quei territori. In cambio, Alessandro VI concesse a Luigi XII la dispensa (concessione che libera dal vincolo matrimoniale) necessaria a contrarre un secondo matrimonio con Anna di Bretagna.
Con il re spagnolo Ferdinando II d’Aragona Luigi XII raggiunse invece un accordo di spartizione: Napoli e gli Abruzzi sarebbero passati ai francesi, mentre la Spagna avrebbe avuto il possesso di Calabria e Sicilia.
Nel 1501 i francesi entrarono vittoriosamente a Napoli, ma l’accordo con la Spagna non durò a lungo (circa 3 anni e mezzo): nel 1504 l’intero Regno di Napoli tornò alla monarchia aragonese.

Cesare Borgia, Altobello, inizi XVI secolo; Bergamo, Accademia Carrara.

L’avventura di Cesare Borgia nell’Italia centrale
Frutto degli sconvolgimenti di questo periodo fu l’impresa di Cesare Borgia (1475-1507). Egli era figlio di papa Alessandro VI ed era a sua volta cardinale; poi però aveva abbandonato la porpora cardinalizia e sposato una principessa francese.
Grazie all’alleanza fra il padre e Luigi XII, il “duca Valentino” (così Cesare era chiamato per via dei possedimenti che la moglie aveva nel Valentinois) mise in atto un ambizioso disegno politico per realizzare un solido possesso tra Marche e Romagna. Questi territori facevano parte dello Stato pontificio, ma risultavano in realtà frammentati in molte dominazioni locali, soggette a principi indipendenti.
Con l’appoggio del re francese e contando su forti milizie mercenarie, Cesare Borgia s’impadronì via via di Forlì, Cesena, Imola, Rimini, Faenza e Pesaro: nel 1501 il papa, suo padre, lo investì del titolo di duca delle Romagne. Successivamente s’impossessò dei ducati di Urbino e di Camerino.
L’impresa del Borgia lasciò un segno nella storia dello Stato della Chiesa, poiché eliminò le piccole e litigiose fazioni che fino a quel momento avevano spadroneggiato sul territorio romagnolo. Ciò garantì allo Stato pontificio maggiore omogeneità territoriale e politica. L’impresa fu rilevante anche nell’ambito del pensiero politico: ammirata e studiata da Niccolò Machiavelli, ispirò la prima grande opera di scienza della politica, Il principe.

Allegoria della Lega di Cambrai, Palma il Giovane, 1590. L'allegoria rappresenta Venezia che, assistita dal doge Leonardo Loredan, alza la spada contro l'Europa che si difende con uno scudo su cui ci sono le insegne dell'imperatore, del papa e delle monarchie francese e spagnola. Sullo sfondo si vede Padova, la prima città recuperata da Venezia. Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, 1590; Venezia, Palazzo Ducale.
Allegoria della Lega di Cambrai, Palma il Giovane, 1590. L’allegoria rappresenta Venezia che, assistita dal doge Leonardo Loredan, alza la spada contro l’Europa che si difende con uno scudo su cui ci sono le insegne dell’imperatore, del papa e delle monarchie francese e spagnola. Sullo sfondo si vede Padova, la prima città recuperata da Venezia. Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, 1590; Venezia, Palazzo Ducale.

Giulio II e il rafforzamento dello Stato della Chiesa
Cesare Borgia puntava ad allargarsi anche in Toscana, ma le sue mire furono frenate dal re di Francia, preoccupato di quella espansione territoriale e dagli atti di crudeltà che l’accompagnavano.
L’impresa di Borgia terminò definitivamente nel 1503, quando Alessandro VI morì e divenne papa Giulio II (1503-13). Quest’ultimo acquisì i territori delle Romagne ed estromise Borgia dal potere.
Il passo successivo di Giulio II fu rivolgersi contro Venezia, che gli contendeva il territorio di Ravenna. Contro la città lagunare nel 1508 il pontefice costituì la Lega di Cambrai, a cui partecipavano il re di Spagna Ferdinando d’Aragona, Luigi XII e Massimiliano d’Asburgo. Nel 1509 Venezia fu duramente sconfitta nella battaglia di Agnadello e perse alcuni territori: l’appena conquistata Cremona, Trieste e, appunto, Ravenna. Venezia non risultò però troppo indebolita dalla sconfitta: la sua struttura statale si rivelò salda e bene organizzata, grazie alla forte coesione interna che legava il patriziato, dominatore della politica cittadina, al resto della popolazione.
Giulio II non si accontentò della vittoria di Agnadello. Intenzionato a stabilire un equilibrio di forze nella penisola italiana, si volse contro la monarchia francese, che, impadronitasi del Ducato di Milano, rappresentava ora una minaccia. Nel 1510 il papa costituì quindi una nuova Lega santa, a cui questa volta partecipavano Venezia, la Confederazione svizzera e nuovamente l’imperatore Massimiliano d’Asburgo e la Spagna.
Luigi XII venne sconfitto nel 1512 nella battaglia di Ravenna, grazie al massiccio intervento delle truppe svizzere, e perse il Ducato di Milano, che tornò nelle mani degli Sforza. Gli spagnoli a loro volta ne approfittarono per rovesciare la repubblica a Firenze, che aveva assunto posizioni favorevoli alla Francia, e restaurare, sempre nel 1512, la signoria dei Medici, guidata da Giuliano de’ Medici.
Quando Giulio II morì (1513), fu eletto papa un Medici: Leone X (1513-21). Di lì a poco (1515) morì anche il sovrano francese, Luigi XII. il suo successore, Francesco I, alleatosi con Venezia, nel 1515 sconfisse gli svizzeri al servizio della lega santa nella battaglia di Marignano (Oggi Melegnano) e riprese il controllo di Milano. Dopo questa vittoria, Francesco I firmò la pace di Noyon (1516) con lo Stato della Chiesa, l’Impero, la Confederazione elvetica e la Spagna. La pace avrebbe dovuto garantire alla penisola un nuovo equilibrio politico: la Francia controllava la Lombardia, la Spagna il sud della penisola.

Pubblicato da bmliterature

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