Visione del mondo e Poetica di Giovanni Pascoli

LA CRISI DELLA MATRICE POSITIVISTICA
La formazione di Pascoli fu essenzialmente positivistica, come era inevitabile, dato il clima culturale positivistico che dominava negli anni in cui egli compì i suoi studi liceali e universitari (gli anni Settanta dell’Ottocento). Tale matrice è osservabile nell’ossessiva precisione con cui, nei suoi versi, usa la nomenclatura ornitologica e botanica per sottolineare le sue conoscenze nella materia e nella capacità di classificare rigorosamente i diversi aspetti. Di impianto positivistico sono spesso le fonti da cui trae le osservazioni sulla vita degli uccelli, protagonisti di tanti suoi componimenti poetici. Pascoli si mostra anche esperto nei temi astrali che occupano un posto rilevante nella sua poesia.
Tuttavia, in Pascoli si riflette una crisi della scienza segnata dall’esaurirsi del Positivismo e dall’affermarsi di tendenze spiritualistiche. Anche in lui insorge una sfiducia nella scienza come strumento di conoscenza e di ordinamento del mondo, tipica della cultura di fine secolo. Anche per lui, al di là dei confini limitati raggiunti dall’indagine scientifica, si apre l’ignoto, l’inconoscibile, verso cui l’anima si protende ansiosa, tesa a captare i messaggi enigmatici che ne provengono.
Questa tensione verso ciò che trascende il dato sensibile, in Pascoli non si concreta in una fede religiosa positiva. Il fascino su di lui esercitato dal cristianesimo resta nei limiti del messaggio morale di fraternità e mansuetudine evangelica.
Il mondo, nella visione pascoliana, appare frantumato, disgregato. Le sue componenti si allineano sulla pagina come si offrono ad una percezione casuale, ad un’impressione momentanea.
Non esistono neppure gerarchie d’ordine fra gli oggetti: ciò che è piccolo si mescola a ciò che è grande, il minimo, apparentemente trascurabile può essere ingigantito fino ad occupare tutto il quadro, e ciò che è grande può essere rimpicciolito e miniaturizzato.

I SIMBOLI
Gli oggetti materiali sono protagonisti nella poesia di Pascoli, ma ciò non significa che nella poesia vi sia un’adesione di tipo veristico all’oggettività del dato, anzi, gli oggetti vengono visti con soggettività dall’autore e, caricandosi di valenze allusive e simboliche, portano messaggi misteriosi e affascinanti.
Anche la precisione botanica ed ornitologica con cui descrive fiori, piante e varietà di uccelli, assume diverse valenze: il termine preciso diviene come la formula magica che permette di andare al cuore della realtà, di attingere all’essenza segreta delle cose. L’indicare con precisione l’oggetto è come se lo osservasse per la prima volta, con occhi stupiti, come è accaduto ad Adamo, possederle intimamente, arrivare ad un’immedesimazione profonda con esse.
Data questa soggettivazione del reale, alla nettezza vivida delle impressioni e alla precisione scientifica della terminologia botanica ed ornitologica, può accostarsi una percezione visionaria, onirica: il mondo è visto attraverso il sogno e perde ogni consistenza oggettiva, le cose sfumano le une nelle altre.
Si instaurano così legami segreti tra le cose che possono essere colti solo abbandonando le convenzioni della visione logica corrente. La conoscenza del mondo avviene attraverso strumenti interpretativi non razionali, che trasportano di colpo nel cuore profondo della realtà. Tra io e mondo esterno, tra soggetto e oggetto non sussiste per Pascoli vera distinzione. La sfera dell’io si confonde con quella della realtà soggettiva.

IL FANCIULLINO
La visione del mondo pascoliano si esprime con la sua poetica che trova la sua formulazione più compiuta nel saggio Il fanciullino, pubblicato sul “Marzocco” nel 1897. L’idea centrale è che il poeta coincide con il fanciullino che sopravvive al fondo di ogni uomo: un fanciullo che vede tutte le cose “come per la prima volta”, con ingenuo stupore e meraviglia. Come Adamo, anche il poeta “fanciullino” dà il nome alle cose e, trovandosi come in presenza di un mondo nuovo, deve usare parole nuove, un linguaggio che si sottragga ai meccanismi mortificanti della comunicazione abituale e sappia andare all’intimo delle cose.
L’atteggiamento irrazionale e intuitivo consente quindi una conoscenza profonda della realtà, permette di cogliere direttamente l’essenza segreta delle cose. Non solo, ma il “fanciullino” scopre nelle cose “le somiglianze più ingegnose”, cioè quella trama di rispondenze misteriose che sfugge alla percezione abituale, prigioniera delle vecchie convenzioni. Il poeta appare come un “veggente” che è dotato di una vista più acuta di quella degli uomini comuni. Anche se il “fanciullino” è presente in tutti gli uomini, solo il poeta riesce a cogliere “il fanciullino” che è in sé.

LA POESIA “PURA”
In questo quadro culturale si colloca anche la concezione della poesia “pura”: per Pascoli la poesia non deve avere fini pratici, il poeta deve scrivere solo per il piacere di farlo, non deve proporsi obiettivi civili, morali, pedagogici, propagandistici. Tuttavia, precisa Pascoli, la poesia, proprio in quanto poesia “pura”, assolutamente spontanea, può avere una certa utilità morale e sociale.
Il sentimento poetico infatti, dando voce al “fanciullino” che è in noi, mette da parte ogni tipo di violenza e spinge l’uomo alla bontà e alla fratellanza; non solo, ma placa anche il desiderio di accrescere le proprie ricchezze che spinge gli uomini a contrastarsi a vicenda. Nella poesia “pura” del “fanciullino” per Pascoli è quindi implicito un messaggio sociale che invita all’affratellamento di tutti gli uomini, al di là delle barriere di classe e di nazione che li separano.
Questo rifiuto della “lotta tra le classi” si trasferisce al livello dello stile. Pascoli ripudia il principio aristocratico del classicismo che esige una rigorosa separazione tra ciò che è alto e ciò che è basso ed accetta solo la prima categoria di oggetti. Ricchi di poesia per lui non sono solo gli argomenti elevati e sublimi, ma anche quelli più umili. La poesia è anche nelle piccole cose, che hanno un loro “sublime” particolare, una dignità non minore di quelle auliche.

Pubblicato da bmliterature

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