Saggio breve: “Anziani, per loro solo sofferenza e solitudine”

Saggio breve di ambito socio-economico sul ruolo degli anziani nella società.

ANZIANI, PER LORO SOLO SOFFERENZA E SOLITUDINE

Tatuaggi-Indiani-6-770x705IL DEPOSITARIO DI ESPERIENZA

In passato la figura dell’anziano aveva una notevole importanza per il suo ruolo sociale e culturale tanto che a loro venivano riservati i posti più elevati della scala sociale e politica. Basti pensare alle società babilonese e sumere, dove l’anziano era il saggio sacerdote a cui spettavano le decisioni del popolo e il potere spirituale.
L’anziano era dotato di grande conoscenza ed era in grado, grazie alle sue esperienze di vita, di fornire vantaggiosi consigli ai più giovani (quelli che noi chiamiamo “consigli della nonna“).
Diventare anziani significava raggiungere un grande traguardo all’epoca, sia perché la stragrande maggioranza della popolazione non riusciva a superare i cinquanta anni di età, sia per la forma di rispetto e stima che si riceveva, divenendo gli “esperti” della società.

COSI’ NUMEROSI MA COSI’ “INUTILI”

Invece, al giorno d’oggi, il numero degli anziani è in continuo aumento grazie ad un miglioramento delle condizioni di vita, mentre, la saggezza dell’anziano, non viene più presa in considerazione tanto che, la maggior parte degli anziani, vive in una condizione di emarginazione e mancanza di potere, perché visti come soggetti passivi, non più in grado di essere produttivi e di svolgere un lavoro come farebbe una persona giovane, anzi, soggetti deboli che necessitano di continua assistenza da parte di famiglie o badanti.
Infatti, oggi si vive in una società frenetica che “tende ad esaltare il culto della produttività“, come viene anche testimoniato da Antonio Panico nel libro “Il mondo degli anziani“, in cui non c’è tempo nemmeno per prendersi un secondo di pausa, per questo motivo, per le famiglie, gli anziani diventano un peso di cui prendersi carico, in quanto richiedono un po’ di tempo e di attenzione, per non parlare delle numerose cure.

LE “CASE” DI RIPOSO PER GLI ANZIANI

E’ vero ciò che afferma Don Vinicio nel suo articolo pubblicato su Famiglia Cristiana: “l’anziano resta una risorsa utile quanto, o con i propri redditi, o con le proprie energie, è utile all’economia familiare. Superata la soglia della sua utilità, viene scaricato con decisione e cinismo.” In effetti, per mancanza di tempo e disponibilità, le famiglie tendono a lasciare i propri cari in Case di riposo per anziani, anche se, è meglio chiamarle “istituti per anziani“. Definirli “case” sarebbe un eufemismo: una casa dovrebbe essere un luogo di accoglienza, una sorta di “nido”, come direbbe Pascoli, in cui sentirsi a proprio agio, protetti e sicuri, invece, in alcuni casi, questi istituti sono solo dei contenitori sociali dove non si dà più importanza all’anziano, come nelle epoche precedenti, ma viene solo trattenuto nell’attesa della sua morte.
Certo, è orribile parlare di questo, però in questi istituti non c’è più rispetto per i “vecchi” e oggigiorno si possono raccontare diversi casi in cui l’anziano viene maltrattato dai dipendenti degli istituti. Uno dei casi più recenti, testimoniato anche dai vari telegiornali, è quello della casa di riposo di Parma, dove, diversi anziani non autosufficienti hanno subito violenze e maltrattamenti di ogni tipo.
In questo caso la colpa, oltre che del maltrattatore, è anche della famiglia che, invece di prendersi cura del proprio caro, lo lascia invecchiare e “marcire” in questi istituti, perché non si ha tempo per dedicarsi a loro.

IL RISPETTO PRIMA DI TUTTO

Eppure bisognerebbe fare molta attenzione a questo problema risolvendolo, magari, incentivando i “caregiver” (le persone che si prendono cura degli anziani), oppure eliminando le barriere architettoniche, attraverso le protesi ambientali, in modo da favorire una maggiore autosufficienza dell’anziano.
La pensione dovrebbe essere un momento di riposo per l’anziano che, invece, vive di angoscia, malinconia, sofferenza e solitudine fino alla morte.
Esso non deve essere visto come un peso, perché è improduttivo, ma come risorsa culturale e contenitore di esperienze e consigli. Non bisogna dimenticare che tutto ciò che ci circonda è in gran parte frutto della loro opera e, se la società si è potuta evolvere, è solo grazie ai loro sforzi nel tramandare, di generazione in generazione, le loro esperienze.
Nonostante ciò, noi non siamo più in grado di rispettarli e li consideriamo inutili.

DA SOGGETTI PASSIVI A SOGGETTI ATTIVI

imageTuttavia, negli ultimi anni, in alcune città, la figura dell’anziano è stata rivalutata. Ci sono strategie, al giorno d’oggi molto utilizzate, che permettono di restituire agli anziani un ruolo attivo nella società. La Commissione delle comunità europee, nel suo trattato Verso un’Europa di tutte le età, ci fa capire come “gli anziani siano già molto attivi nell’ambito delle organizzazioni non governative”, soprattutto in attività volontaristiche (ad esempio i nonni vigili), che sono vantaggiose per l’anziano in quanto torna ad assumere un ruolo sociale significativo e acquisire nuovi stimoli fisici e mentali da contatti, oltre ad ottenere un sentimento di soddisfazione e realizzazione personale.

GLI ANZIANI DEL FUTURO SIAMO NOI

Per concludere, ormai viviamo in un mondo in cui il numero di pensionati, ed anziani in generale, è in forte crescita, mentre è in costante diminuzione la popolazione giovanile attiva nell’ambito lavorativo.
Nonostante gli anziani siano così numerosi, essi vengono sempre più trascurati. Le famiglie dovrebbero prendere più seriamente la situazione e ripristinare il loro ruolo, cercando di tenere con sé gli anziani in modo da facilitare la loro autosufficienza e garantire loro sicurezza.
L’anziano deve ritornare ad assumere quella che era la sua originaria importanza di portatore di tradizioni e depositario di esperienza e si dovrebbe aver cura di lui nel rispetto di tutte le dimensioni della sua personalità perché, volente o nolente, la vecchiaia è qualcosa che riguarda tutti e nessuno di noi vorrebbe mai essere emarginato.
La modalità a cui si approccia adesso alla figura dell’anziano, in futuro potrà ricadere su di noi, perché noi siamo gli anziani del futuro.

(DESTINAZIONE: rivista specialistica)

anziani

Pubblicato da bmliterature

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Una risposta a “Saggio breve: “Anziani, per loro solo sofferenza e solitudine””

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