Tema di Italiano sul Terrorismo nazionale e internazionale

Strage Piazza FontanaIl terrorismo è una forma di lotta politica, basata sulla violenza, avente lo scopo di colpire l’avversario terrorizzando la popolazione.
Fu drammaticamente presente nel nostro Paese durante i cosiddetti “anni di piombo“, cioè negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta del secolo scorso, quando attentarono allo Stato democratico e alla convivenza civile alcune organizzazioni eversive dell’estrema sinistra (“Brigate Rosse”, “Prima linea”) con agguati mortali a uomini politici, magistrati, poliziotti, sindacalisti, e gruppi eversivi dell’estrema destra (“Ordine nuovo”, “Nuclei armati rivoluzionari”) con attentati dinamitardi che spesso causarono stragi spaventose. Ricordiamo gli eventi più tragici di quella che fu chiamata la “lunga notte” della nostra Repubblica: nel 1969 esplose una bomba nella Banca dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano, che provocò sedici morti e un centinaio di feriti; nel 1974 un ordigno fu fatto esplodere in una vettura del treno “Italicus”, affollata di passeggeri; nel 1978 le “Brigate Rosse” rapirono Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana e statista di rilievo, e lo uccisero quasi due mesi dopo; nel 1980 una tremenda esplosione distrusse parte della stazione di Bologna, provocando oltre ottanta morti e centinaia di feriti.
In Italia, di recente, si è tornati purtroppo a parlare di terrorismo sia a causa di organizzazioni mafiose sia con l’arresto di alcuni militanti sedicenti nuove “Brigate Rosse“, implicati nell’assassinio dei due collaboratori del Ministero del Lavoro, Massimo D’Antona e Marco Biagi, uccisi rispettivamente nel 1999 a Roma e nel 2002 a Bologna, e dell’agente di polizia Emanuele Petri, ucciso nel marzo del 2003.
Questi tragici fatti dimostrano che nel nostro Paese, dopo la sconfitta del terrorismo degli “anni di piombo”, non deve venir meno la vigilanza, di tutti e non solo della magistratura e delle forza dell’ordine, a difesa della libertà e della democrazia.

osama_bin_ladenIn questi primi anni del XXI secolo purtroppo il terrorismo ha assunto forme nuove, sempre più preoccupanti, diffondendosi in molte aree del mondo, e puntando alla “guerra santa” contro l’Occidente. Il riferimento è soprattutto al terrorismo delle organizzazioni fondamentaliste islamiche, a cominciare da “Al Qaeda“, fondata dal ricchissimo sceicco arabo Osama Bin Laden (ucciso dai corpi speciali della Marina degli Stati Uniti nel 2011 in un assalto), che rivendicava il riscatto dell’Islam contro gli Stati Uniti.
“Al Qaeda” è stata responsabile, tra l’altro, dei tragici attentati dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers, le Torri Gemelle di New York, e al Pentagono di Washington, condotti da terroristi “kamikaze“, cioè suicidi. L’amministrazione americana del presidente Bush reagì a quegli attacchi terroristici prima con l’intervento armato in Afghanistan (autunno 2001), allo scopo di snidare Bin Laden che vi operava con la sua organizzazione, protetto dal regime fondamentalista islamico dei Talebani; poi con il conflitto in Iraq (2003) contro il dittatore Saddam Hussein, accusato di possedere armi di distruzione di massa.
In entrambi i casi il risultato è stato di generare più problemi di quanti se ne volessero risolvere: infatti nel Paese centroasiatico, pur liberato dal regime teocratico e semifeudale dei Talebani, le condizioni già precarie della popolazione civile erano peggiorate a causa della guerra, mentre dello sceicco terrorista non si era trovata traccia; nel Paese mediorientale, caduta la dittatura di Saddam Hussein, continua la guerriglia tra i gruppi armati locali e le forze di occupazione americane ed occidentali.
strage nassyriaUn conflitto, quello in Iraq, che si è trascinato da tempo ed ha provocato vittime tra la popolazione civile, in conseguenza degli attacchi terroristici eseguiti da varie organizzazioni clandestine e delle operazioni militari condotte dalle forze di occupazione straniere. La guerra d’Iraq è terminata il 15 dicembre 2011 col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene da parte dell’esercito americano.
Tra gli attentati terroristici in Iraq, ricordiamo quello subito a Nassyria, nel novembre 2003, dal contingente militare italiano, con la morte di diciannove nostri connazionali, in gran parte carabinieri.

Il terrorismo internazionale è un nemico difficile da combattere, in quanto è invisibile, non se ne conoscono apertamente né gli affiliati né le strategie, ma è dotato di una potenzialità micidiale, capace di colpire anche molto lontano e con effetti devastanti, amplificati dai mezzi di comunicazione di massa. Questi fungono, loro malgrado, da cassa di risonanza degli attentati, contribuendo così a diffondere il terrore nell’opinione pubblica.
Non si può mai sapere con certezza dove, quando e con quali modalità agiranno i terroristi. Inoltre è chiaro che non solo negli Stati Uniti si è in pericolo, ma anche in altri Paesi occidentali, come hanno purtroppo dimostrato gli attentati dell’11 marzo 2004 ad alcune stazioni ferroviarie di Madrid, in Spagna, che provocarono la morte di centinaia di persone comuni, in gran parte lavoratori pendolari; nonché in tanti Paesi del Terzo Mondo, per gli attentati che vi si verificarono in conseguenza di conflitti locali.
Tuttavia alcune considerazioni appaiono evidenti: non si può combattere il terrorismo con le cosiddette “guerre preventive” messe in atto dall’amministrazione americana Bush, che avevano dimostrato di peggiorare la situazione, come è avvenuto in Iraq; né si deve sospettare di terrorismo tutto il mondo islamico, con il rischio di scatenare una guerra di civiltà.
E’ necessario, sulla base di questi presupposti, condurre un’efficace lotta al terrorismo, che, pur mantenendo costante la vigilanza, deve avvenire nel rispetto del diritto internazionale dei popoli.
Una utile chiave di lettura può essere offerta dall’analisi delle cause che hanno alimentato il terrorismo dei gruppi fondamentalisti islamici: l’irrisolta questione palestinese e la disperazione delle genti povere di tanti Paesi islamici hanno dato il pretesto ai gruppi come “Al Qaeda” di rivendicare il riscatto del popolo palestinese e, più in generale, delle masse diseredate dei Paesi islamici, facendo ricorso alla violenza terroristica. Solo abbattendo le barriere sociali, economiche e culturali che ancora si ergono tra i popoli, e promuovendo un’autentica fattiva cooperazione tra tutti i Paesi, capace di stimolare lo sviluppo economico di quelli più poveri, si potrà aprire la strada verso una pacifica convivenza di tutte le genti della Terra.

Pubblicato da bmliterature

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