L’ideologia politica di Giovanni Pascoli

L’ADESIONE AL SOCIALISMO
Dai principi letterari di Pascoli affiora una concezione di tipo socialista, di un socialismo umanitario e irrealizzabile, che affida alla poesia la missione di diffondere l’amore e la fratellanza.
Durante gli anni universitari, Pascoli subì l’influenza delle ideologie anarco-socialiste. L’adesione all’anarchismo e al socialismo era un fenomeno diffuso tra gli intellettuali della media borghesia del tempo. L’insofferenza ribelle nei confronti delle convenzioni e la protesta contro le ingiustizie avevano una matrice culturale ma avevano anche più concrete motivazioni sociali come le inquietudini di un gruppo che si sentiva minacciato dall’avanzata della civiltà industriale moderna che toglieva prestigio alla tradizionale cultura umanistica privilegiando nuovi saperi scientifici e tecnologici. A ciò si univa il risentimento e la frustrazione per i processi di declassazione a cui erano sottoposti.
Un affare di cuoreIn questo quadro sociologico rientrava la figura del giovane Pascoli, anche lui declassato ed impoverito. Pascoli sentiva soprattutto gravare su di sé il peso di un’ingiustizia immedicabile, l’uccisione del padre, i lutti familiari, la povertà: tutto ciò gli sembrava l’effetto di un meccanismo sociale perverso, ma, il suo impegno politico obbediva più al cuore che alla mente. Perciò trovò sfogo nell’ideologia socialista ed anarchica. Tuttavia, la sua militanza attiva nel movimento si scontrò con la repressione poliziesca. Venne arrestato per una manifestazione antigovernativa, venne tenuto in carcere e processato. Dopo essere stato assolto abbandonò definitivamente ogni forma di militanza attiva.

DAL SOCIALISMO ALLA FEDE UMANITARIA
Questo distacco dal socialismo attivo è causato, oltre che da convinzioni personali, anche a causa di una crisi socialista.
Pascoli aderì quindi al socialismo marxista che si basava essenzialmente sul concetto di lotta tra le classi e sullo scontro violento e rivoluzionario. Pascoli era però più vicino ad un socialismo con ideali di pace, bontà, amore, fraternità e di solidarietà tra gli uomini e non di conflitti violenti.
Alla base vi era un radicale pessimismo, la convinzione che la vita umana sia solo dolore e sofferenza, per questo gli uomini, vittime della loro infelice condizione, devono smettere di farsi del male a vicenda e dovrebbero collaborare ed amarsi per poter sopravvivere.
Inoltre pascoli dava un valore morale alla sofferenza che è in grado di purificare ed elevare l’uomo, rendendolo moralmente superiore e privilegiato rispetto agli altri.

LA MITIZZAZIONE DEL PICCOLO PROPRIETARIO RURALE
I principi di solidarietà devono valere non solo tra gli individui, ma anche per i rapporti tra le classi. Ogni classe deve conservare la sua collocazione nella scala sociale, ma deve collaborare con tutte le altre, con amore fraterno e spirito di solidarietà. Per fare ciò bisognava abbandonare il desiderio di ascesa sociale che poteva generare scontri ed infelicità.
Il segreto dell’armonia sociale consiste nel fatto che ciascuno si accontenti di ciò che possiede e che viva felice anche del poco. Pascoli incarna il suo ideale di vita nella figura del proprietario terriero che si accontenta del suo appezzamento di terra.
Così viene a mitizzare il mondo dei piccoli proprietari agricoli come mondo sereno e saggio in cui vengono difesi i valori fondamentali della famiglia, della solidarietà, della laboriosità e dei sacrifici. Un mondo che in realtà stava scomparendo.

IL NAZIONALISMO
Il fondamento dell’ideologia di Pascoli è la celebrazione del nucleo familiare, che si raccoglie nella sua piccola proprietà, caratterizzato da affetti, dolori e dai lutti pazientemente sopportati. A questo piccolo nido, rappresentato dalla famiglia, si affianca un grande nido rappresentato dalla nazione, dove si pongono le radici del nazionalismo pascoliano.
Egli sente con tanta partecipazione il dramma dell’emigrazione, che in quegli anni aveva raggiunto proporzioni impressionanti. L’italiano che lascia la propria patria viene figurato come colui che viene strappato dal “nido”. La tragedia dell’emigrazione induce Pascoli a far proprio un concetto corrente del nazionalismo italiano. Esistono nazioni ricche e potenti, e nazioni povere e deboli. Tra queste vi è l’Italia che non riesce a sfamare i propri figli ed è costretto ad esportare la mano d’opera costretta ad essere schiavizzata. Le nazioni povere hanno il diritto di cercare la soddisfazione dei propri bisogni, anche con la forza. Per questo Pascoli viene ad ammettere la legittimità delle guerre per le conquiste coloniali, in modo da dar terra e lavoro ai loro figli più poveri.
Sulla base di questi principi, nel 1911, Pascoli celebra la guerra di Libia come un momento di riscatto della nazione italiana. In tal modo, Pascoli fonde insieme socialismo umanitario e nazionalismo colonialistico.

Pubblicato da bmliterature

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