Saggio breve sulla musica – Musica: Passione o Lavoro?

ARGOMENTO: Musica per tutti, tra arte e industria

La Musica: Passione o Lavoro?

La musica è una vera e propria forma d’arte di comunicazione dei sentimenti e di pura passione: i greci la usavano per accompagnare i versi delle poesie, per raccontare e tramandare le gesta degli antichi eroi.
Come tutte le altre arti, ha subito notevoli cambiamenti nel corso degli anni sia per il genere di musica prodotta che per l’approccio con la società.

cd_soldi_5088Il musicista non lavora più per il puro significato dell’arte passionevole, ma solo per trarre un profitto. Non a caso nelle radio la maggior parte delle canzoni sono quasi identiche tra loro e i critici le chiamano “musica commerciale”, cioè musica il cui testo non ha nessun significato e che a livello della base musicale non si mostra articolata. Anche alcuni canali televisivi molto spesso propongono artisti e generi scarsi musicalmente che però hanno successo su una buona fetta di pubblico che ha per esempio qualcosa in comune con loro, non tenendo conto delle doti musicali. Oltretutto questi artisti ricevono numerosi premi che un vero critico musicale non consegnerebbe mai. Il musicista non diventa famoso per la sua bravura, ma solo per la sua bellezza, il modo di vestirsi o per il modo in cui appare. Esempio importante sono le boy band che molto spesso cantano in playback, però la cosa che conta è il modo in cui si vestono e appaiono perché il pubblico è quasi esclusivamente di giovani, di cui la maggior parte ragazze, che di musica non capiscono niente e sono interessati solo agli artisti.

In questo caso è colpa della tecnologia se la musica non è più quella di una volta. Ormai le canzoni sono tutte computerizzate e anche quando ascolti un evento dal vivo non si ha mai la certezza se la musica sia suonata in quel momento.

Altri strumenti da accusare sono la televisione e le radio: anche loro stanno svalorizzando la musica. E’ vero che la televisione e la radio sono strumenti che hanno reso la musica portatile e alla portata di tutti, ma sono loro a decidere cosa trasmettere seguendo gli interessi propri e non cercando di diffondere la buona cultura musicale. Quindi in un certo senso ci obbligano a sentire la musica che scelgono loro. Lo stesso è accaduto per il festival di Sanremo, il festival musicale per eccellenza nel nostro Paese. “Ci obbligano a guardare Sanremo perché sugli altri canali, inspiegabilmente, non c’è mai nulla da guardare”, queste sono le parole che dice Aldo Grassi, famoso critico televisivo, che viene ad affermare come Sanremo è “un Censis tradotto in canzone, un Istat in rima baciata, un Osservatorio di dati orecchiabili.”

Ormai è tutto un business e in qualunque modo si cerca di guadagnare soldi, anche attraverso la legge sui copyright. Gli artisti pur di trarre un piccolo profitto reclamano in modo pignolo ed eccessivo i diritti d’autore anche se solo una piccola parte della melodia della canzone risulta simile a quella di loro proprietà. Un vero artista che lo fa per passione sarebbe contento se la propria canzone venisse riprodotta anche da altri musicisti, ma questo non è possibile perché al giorno d’oggi tra musicisti non si è colleghi, ma concorrenti.

Pure gli eventi musicali hanno come fine quello del business, basta pensare al festival in occasione dell’anniversario di Verdi che è stato ripreso da 80 televisioni. In questo caso, forse, ricordare la vita dell’artista e le sue più importanti opere è stato solo un obiettivo secondario per lasciare ampio spazio all’obiettivo principale: il guadagno.

Al giorno d’oggi essere musicisti è come essere imprenditori, devi proporre nel mercato un bene che sia a portata di tutti i consumatori, anche se la qualità molto spesso lascia a desiderare, e bisogna cercare di proteggere il proprio prodotto tramite il brevetto in modo tale che gli altri imprenditori non possano rubare il bene di tua proprietà, così si può aumentare il proprio capitale.
Certe volte bisognerebbe mettere da parte il portafoglio, essere più umile e pensare quali erano i veri valori della musica prima che diventasse un vero e proprio lavoro, altrimenti possiamo anche eliminare la musica dall’elenco delle arti umane. La musica non è più un arte, è solo industria!

Pubblicato da bmliterature

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