Centri di produzione e di diffusione della cultura nel seicento

La situazione culturale italiana muta nel corso del secolo ed è opportuno, pertanto, distinguere i primi decenni (fino al 1630-40) da quelli successivi. Mentre il primo periodo vede svilupparsi, all’ombra delle corti, l’esperienza innovatrice della poesia barocca, dopo il 1640 si assottigliano decisamente sia il margine di autonomia dei diversi Stati italiani dall’autorità religiosa sia il margine di libertà concessa al loro interno agli uomini di cultura.

Le corti

Frans_Pourbus_the_Younger_-_Portrait_of_Giovanni_Battista_Marino
Ritratto di Giovanni Battista Marino

La perdita di protagonismo politico dell’Italia in ambito europeo comporta, in generale, un ridimensionamento delle risorse destinate alla promozione della vita culturale. Il “cortigiano” si trasforma gradualmente nel “segretario” del principe, esecutore della sua volontà più che consigliere capace di interpretare la realtà. Il letterato sviluppa, perciò, competenze da giurista, diplomatico, militare e amministratore; il compito di creare e diffondere un’immagine positiva del principe viene sempre più spesso affidato al pittore o all’architetto, i quali danno dimostrazione del potere e del prestigio della corte attraverso ampi e spettacolari interventi nel tessuto delle città.
Solo un’esigua minoranza di letterati può ambire a una sistemazione stabile e prestigiosa nell’ambito delle corti. Conseguenza di questa situazione è l’aspirazione degli uomini di lettere a svincolarsi dalla protezione di un principe particolare, ma questa via risulta praticabile soltanto da pochissimi, come nel caso di Giovan Battista Marino. In concreto, acquista sempre maggior peso la produzione encomiastica, attraverso la quale il poeta spera di accaparrarsi la benevolenza del signore e una sistemazione stabile a corte, in cambio di una sostanziale rinuncia all’indipendenza di pensiero.

La chiesa

I decenni centrali del secolo vedono crescere, sul totale degli intellettuali, il numero dei chierici. Essi godono di una maggiore stabilità e sono inseriti in una struttura più prestigiosa di qualsiasi Stato regionale. Il carattere reazionario dell’impegno ideologico della Controriforma incoraggia la specializzazione dell’intellettuale e la frammentazione dei saperi. Le verità fondamentali sono reputate immutabili e a queste bisogna adeguare tutte le attività culturali e creative in atto. Questo atteggiamento di chiusura si manifesta anche nell’opera di propaganda contro il protestantesimo: la Chiesa abbandona relativamente presto la pratica della “controversia” per limitarsi a illustrare, univocamente, le posizioni ortodosse.

L’editoria

Indice dei Libri Proibiti
Indice dei Libri Proibiti

Nel corso del Seicento, l’editoria italiana soffre in particolare per le restrizioni imposte dalla Chiesa, che si riserva sia il diritto di concedere o di proibire l’imprimatur (“si stampi”) alle singole opere sia di procedere ai tagli e correzioni censori preventivi. La Chiesa non si limita a perseguitare gli autori dei libri che giudica pericolosi, ma stabilisce sanzioni ai danni degli stampatori e dei librai che contravvengono alle sue disposizioni.
Ridotta drasticamente la pubblicazione di opere storiche, filosofiche e politiche, oltre che letterarie, perché sospettate di poca ortodossia, il Seicento assiste a un’inattesa fioritura di opere di intrattenimento destinate al vasto pubblico: si contano ben ottocento edizioni di romanzi in prosa.
In generale, l’irrigidirsi della struttura sociale si riflette nella sempre più netta distinzione tra una produzione raffinata ed esclusiva, destinata alle élites cortigiane, e una produzione rivolta a un pubblico più ampio. Eccezionale resta l’esempio altissimo di Galilei, il quale sceglie di scrivere il suo fondamentale Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo in italiano, per comprendere nel numero dei potenziali lettori fasce sociali tenute ai margini della divulgazione scientifica, fino ad allora pubblicata solo in latino.

L’accademia

Accademia della Crusca
Accademia della Crusca

Se da un lato le accademie hanno il merito di offrire agli intellettuali quelle occasioni di confronto e di comunicazione che la corte non era più in grado di garantire, è pur vero che la circolazione delle idee resta forzatamente circoscritta al loro ambito con la conseguenza, almeno in Italia, di un sostanziale isolamento degli uomini di cultura rispetto ai drammatici problemi del tempo.
La veneziana Accademia degli Incogniti (1630-60 ca) raccolse al suo interno i romanzieri e i novellieri che diedero origine a buona parte della narrativa in prosa del secolo.
Memorabile tra le accademie letterarie è l’Accademia della Crusca, sorta a Firenze nel 1583 con lo scopo di separare la “farina” della buona lingua letteraria dalle innovazioni inutili e dannose (la “crusca”, appunto) introdotte dagli scrittori successivi al Trecento.
Tra le accademie scientifiche occorre ricordare almeno quella del Cimento, che raccolse molti allievi di Galilei decisi a continuare la sua opera. Fu attiva a Firenze soltanto per un decennio (1657-67), poiché il Granducato di Toscana non riuscì a garantire le risorse economiche necessarie.

Pubblicato da bmliterature

Effettua una donazione su Paypal per contribuire alla stesura di nuovi articoli!