I fattori di crisi dell’equilibrio internazionale

UN PASSO INDIETRO: IL PRIMATO BRITANNICO E LA RINCORSA TEDESCA (1906-09)
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All’inizio del 1900, il primato navale britannico era incontestabile e la Royal Navy aveva elaborato il two powers standard, un criterio per misurare la soglia di sicurezza dell’ordine internazionale. In base a questo criterio, la somma delle due più grandi flotte militari europee avrebbe sempre dovuto essere inferiore a quella delle unità navali inglesi. Se tutto ciò non fosse stato rispettato, la pace mondiale sarebbe stata a rischio.
Nel 1906 questo equilibrio si spezzò e la Germania di Guglielmo II aveva dato inizio alla costruzione di una flotta navale al pari di quella inglese. Dai cantieri del baltico iniziarono ad uscire navi corazzate ed incrociatori di grossa stazza e di una dotazione tecnologica pari a quella britannica.
Londra considerò il gesto come una provocazione che comprometteva la pace mondiale, per questo motivo mantenne alta la tensione intensificando gli sforzi economici ed industriali per rispondere al riarmo tedesco.

GLI INTERESSI IN GIOCO
La corsa al riarmo era legata a fini economici. Le industrie, specialmente la siderurgica e la meccanica, grazie alle commesse pubbliche, si arricchirono sempre di più. Ciò non fece altro che aumentare la competizione tra gli stati.
Questa corsa agli armamenti segnò una divisione degli studiosi per le opinioni: da un lato c’è chi pensava che la corsa al riarmo degli anni 1906-14 non doveva per forza sfociare ad uno scontro bellico, ma sarebbe stato solo un evento per mettere in moto l’economia; dall’altro lato c’è chi pensava che il riarmo avesse portato un rischio bellico perché, per alimentare il meccanismo economico, le armi dovevano essere prima o poi utilizzate.
Questo porta ad un legame tra guerra e industrializzazione: in molti casi, infatti, la guerra rappresenta lo strumento che accelera l’industrializzazione e la modernizzazione di un Paese.

giovani-turchiLA RIVOLUZIONE DEI “GIOVANI TURCHI”
Un altro elemento di crisi dell’ordine internazionale fu la rivoluzione dei Giovani turchi del 1908 nell’Impero ottomano. I Giovani turchi erano degli ufficiali d’esercito che portavano avanti un programma di laicizzazione e modernizzazione dello stato. La rivoluzione dei Giovani turchi riuscì ad abbattere la corrotta oligarchia tanto che il Sultano, per arginare il moto, fu costretto a concedere una Costituzione che trasformò la Turchia in una monarchia costituzionale.
Tuttavia, la rivoluzione non si limitò ad accelerare il rinnovamento dello stato, ma fomentò le spinte nazionaliste.
L’impero ottomano era un grande organismo multietnico e multinazionale in cui le aspirazioni nazionaliste erano sempre state domate con la forza e non sempre con successo. Il nuovo regime turco, però, anziché contenere le spinte nazionaliste, finì per fomentarle ed alcuni paesi europei (anche l’Italia) ne approfittarono per infliggere il colpo definitivo alla potenza ottomana provocando squilibri regionali e mondiali.

UN IMPERO DEBOLE, MA STRATEGICO
La crisi dell’Impero ottomano rappresentava uno stravolgimento degli equilibri europei. L’area dei Balcani, infatti, era un’area strategica per i traffici internazionali e la presenza dell’Impero ottomano aveva garantito, fino ad allora, l’equilibrio europeo impedendo il divampare di conflitti per il controllo di quell’area, soprattutto nei confronti dell’Impero russo, fortemente interessato ad aprirsi uno sbocco sul Mediterraneo. Per questo motivo il presidio ottomano nei Balcani era garantito da un accordo diplomatico tra le potenze occidentali.

1908: VIENNA E L’ANNESSIONE DELLA BOSNIA-ERZEGOVINA
L’Austria-Ungheria non rispettò l’accordo diplomatico e nel 1908 strappo la Bosnia-Erzegovina dall’Impero ottomano. I motivi di quest’iniziativa furono due: da un lato l’Impero asburgico voleva sfruttare la debolezza turca per estendere la propria egemonia in un area delicata e contesa, dall’altro voleva contrastare la Serbia, la cui egemonia si stava affermando sempre di più e rischiava di indebolire le posizioni di Vienna.
Questa iniziativa austriaca finì per compromettere le relazioni politico-diplomatiche tra Austria e Serbia con delle gravi conseguenze che furono importanti per lo scoppio della Prima guerra mondiale.
La Serbia considerò l’annessione della Bosnia-Erzegovina come un freno alle volontà espansionistiche della Serbia. Le ostilità contro Vienna crebbero e divennero un motivo conduttore della propaganda serba.

1911-13: DALLA GUERRA DI LIBIA ALLE GUERRE BALCANICHE
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L’Italia, anche se giunta tardi all’unificazione nazionale, era desiderosa di provare ad espandersi ed aprire una prospettiva imperialistica, perciò, approfittando della crisi ottomana, fra il 1911 e il 1912, occupò la Libia e le isole del Dodecaneso.
Questa occupazione rivelò al mondo la crisi ottomana e la possibilità di approfittarne.
Ad approfittarne furono Serbia, Bulgaria, Montenegro e Grecia che nel 1912 crearono la Lega balcanica, un’alleanza nata con lo scopo di impedire l’espansione austriaca nei Balcani. La lega balcanica attaccò l’Impero ottomano per ottenere la Macedonia, dando vita alla “prima guerra balcanica” che portò alla vittoria della Lega. Con la successiva pace di Londra, l’impero turco fu costretto a ritirarsi da tutti i territori europei e dividere la Macedonia tra i paesi della Lega.
Questa pace non fu in grado di garantire stabilità, perciò scoppiò una “seconda guerra balcanica” che vide schierati Bulgaria ed Austria contro Serbia, Romania, Grecia, Montenegro e Turchia. La guerra si concluse nel 1913 con la sconfitta della Bulgaria.
Dopo le guerre balcaniche, la Serbia divenne l’ago della bilancia di un’area critica e sensibile. La sua instabilità e i forti interessi geopolitici della sua area portarono presto allo scoppio della Prima guerra mondiale.

Pubblicato da bmliterature

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