Il quindicennio della Destra storica

Camillo_Benso_Cavour_di_CiseriQuando si formò il regno d’Italia, nel 1861, all’interno del parlamento, che deve legiferare per la creazione di un governo, abbiamo due schieramenti fondamentali: il primo è uno schieramento che è situato nei banchi di destra che rappresenta soprattutto i movimenti più moderati, conservatori (legati all’idea della monarchia) e liberali, e aveva come punto di riferimento la figura di Cavour; nei banchi di sinistra sono situati i democratici, quelli che volevano delle riforme più radicali (non l’abbattimento della monarchia, ma una maggiore valenza del parlamento rispetto al sovrano).
Nel momento in cui si tengono le prime elezioni politiche, il 27 gennaio del 1861, la maggioranza parlamentare è di destra e forma il primo governo dell’unità d’Italia che prese il nome di “Destra storica“.
A differenza di quanto si possa pensare, questi due schieramenti non avevano una distinzione netta. Entrambi erano liberali ed erano d’accordo nel restringere il potere politico, il popolo doveva essere escluso dalle decisioni più importanti.
Nonostante questa somiglianza, vi erano delle differenze, la Destra storica era formata dalle classi più ricche della nobiltà e della borghesia e quindi rappresentava di più gli interessi dei commercianti e dei grandi proprietari terrieri; la Sinistra storica, invece, si basava sulla piccola e media borghesia.

L’Italia che si presenta è diversa e divisa. Ci sono barriere tra le diverse parti d’Italia dovute alle lingue differenti (infatti si comunicava per lo più in dialetto), tradizioni, leggi, monete e strutture amministrative diverse. Il governo allora si pose il problema della politica da attuare: accentramento o decentramento del potere. Un accentramento significherebbe affidare tutti i poteri nelle mani del governo che deve pian piano estendere le proprie leggi nelle nuove regioni; un decentramento significherebbe la formazione di piccole Regioni che avessero una certa autonomia di governo, come proposto dal ministro Minghetti.
A prevalere fu la scelta dell’accentramento per evitare le spinte separatiste per l’autonomia dei vari territori, soprattutto a quelli del Sud.

0000La legislazione, che comprendeva le leggi del Piemonte, del vecchio regno dei Savoia, ora venne estesa in tutta l’Italia, divisa in 59 province, ciascuna con un prefetto, nominato dal ministro dell’interno. I comuni invece erano controllati dai sindaci che venivano nominati dal Re e sottoposti al controllo del Prefetto.
Il prefetto era quindi una figura portante perché rappresentavano il governo in ogni provincia. La maggior parte di essi erano di origine piemontese e legati allo stato sabaudo ed avevano poteri importanti come quello di amministrare la giustizia, istituire organismi sanitari e il controllo dell’istruzione.

In tutto il Regno venne esteso lo Statuto Albertino che era molto importante per il sovrano perché gli consentiva un potere molto forte nel Regno dovuto al senato che era di nomina regia.
Nel 1865 venne introdotto un nuovo codice civile e un regolamento di pubblica sicurezza. Inoltre venne estesa a tutta l’Italia la legge Casati che prevedeva fossero obbligatori e gratuiti i primi 4 anni di scuola elementare in modo da fornire un minimo di alfabetizzazione e insegnare l’italiano a tutti.
Venne imposta la leva militare obbligatoria in tutta l’Italia per avere sempre un esercito, anche se ciò creò malcontento soprattutto nel Meridione dove vengono tolte migliaia di braccia precedentemente destinate al lavoro dei campi.

Pubblicato da bmliterature

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