La Russia in guerra: la crisi finale dello zarismo

GUERRA E CARESTIA
Per la Russia la prima guerra mondiale fu catastrofica. L’esercito russo venne ripetutamente sconfitto e l’enorme numero di morti costrinsero il governo dello zar ad arruolare milioni di contadini sottraendoli dai campi. Questa sottrazione forzata, per un paese prettamente agricolo come la Russia, ebbe ripercussioni sull’economia determinando una sottoproduzione alimentare e di generalizzata carestia.
Inoltre la produzione industriale, già debole in Russia, era limitata a soddisfare le esigenze belliche. La domanda interna di beni manufatti diminuì e i livelli di povertà erano i più bassi rispetto agli altri paesi europei. Disoccupazione, licenziamenti e salari bassissimi portarono alle stelle la tensione sociale.
Il paese, fin dai primi mesi dell’entrata in guerra, era stato scosso da una lunga serie di scioperi che segnarono il crollo dello zarismo e la disillusione della popolazione civile e dei lavoratori nei confronti di una guerra che avrebbe dovuto essere breve e che invece si stava rivelando lunga e catastrofica.
Il 5 marzo 1917 fu indetto uno sciopero generale a Pietrogrado (San Pietroburgo). La città fu paralizzata dai manifestanti e le fabbriche furono occupate dagli operai. La reazione dello Zar fu quella di inviare un contingente dell’esercito per reprimere le manifestazioni con la forza ma, le truppe si unirono agli scioperanti e vennero liberati i detenuti politici dalla fortezza dei santi Pietro e Paolo.

kerenskij-ministr_v_lky_1917ABDICAZIONE DELLO ZAR
Lo zar cercò di sciogliere la Duma (assemblea rappresentativa della Russia zarista costituita da funzionari fedeli allo zar), la quale formò un governo provvisorio con a capo il principe L’vov e un governo formato da ministri liberali e moderati e da un esponente dei socialisti rivoluzionari, Aleksandr Fedorovic Kerenskij.
Di fronte a questa situazione, lo zar Nicola II decise di abdicare cedendo il trono al fratello Michele, che però rifiutò di assumersi il carico della situazione e gettò l’ultimo discredito sulla famiglia reale, che venne arrestata.
La crisi delle istituzioni russe nasceva a causa del disastro della guerra, ma anche per l’incapacità dello zar di comprendere e governare una crisi profondamente strutturale. Lo zar era convinto di poter governare da monarca assoluto e non si rendeva conto che la situazione stava cambiando, non si poteva più rispondere con la repressione, ma bisognava dare delle risposte politiche importanti che lo zarismo, per la sua natura dispotica assolutistica, non poteva dare.

IL TENTATIVO DI KERENSKIJ
La caduta dello zarismo portò ad un vuoto di potere che venne occupato dal governo provvisorio della Duma e i soviet. I soviet erano dei consigli degli operai di fabbrica e dei contadini (come dei sindacati), creati nel 1905, che avevano acquisito un peso politico rilevante, organizzando e rappresentando i ceti sociali esclusi dalla vita politica.
I soviet erano controllati dai socialdemocratici, divisi in menscevichi (socialisti moderati) che rappresentavano la minoranza, e bolscevichi (d’ispirazione marxista) che rappresentavano la maggioranza. I bolscevichi avevano un programma molto più radicale e a carattere rivoluzionario ed erano guidati da Lenin (Vladimir Il’ic). All’interno dei soviet, inizialmente, vi erano anche altre forze come quella dei socialrivoluzionari in cui era presente Kerenskij.
Durante la primavera, mentre la guerra si mostrava sempre più disastrosa, emerse la figura politica di Kerenskij che divenne prima ministro di guerra ed in seguito capo di governo, formato da socialisti rivoluzionari, cadetti e menscevichi. Il leader dei socialrivoluzionari cercò di guidare la Russia attraverso una riforma graduale, continuando la guerra per evitare di subire perdite territoriali e per tranquillizzare l’Europa sul fatto che il crollo dello zarismo non avrebbe influenzato gli ordinamenti politici occidentali. In effetti, tutti i governi europei guardavano con grande paura gli sviluppi rivoluzionari in Russia e temevano che una rivoluzione socialista potesse propagarsi anche in Europa occidentale.
La posizione di Kerenskij era apparentemente fondata, ma non teneva conto della radicalità della crisi politica e sociale del regime: l’opposizione alla guerra dei bolscevichi, che chiedevano l’immediata cessazione delle ostilità, stava conquistando sempre più successo tra le masse popolari ormai affamate e stremate dalla guerra. Anche nell’esercito ci furono ammutinamenti e diserzioni che aumentarono l’impopolarità del governo in carica e la progressiva “bolscevizzazione” delle masse contadine.

Pubblicato da bmliterature

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