Guido Guinizzelli – Vita e Opere

MysweetroseLa figura di Guido Guinizzelli è stata identificata con quella di un giudice, nato a Bologna intorno al 1235 e attivamente impegnato nelle vicende politiche della sua città. Di famiglia ghibellina, si schierò dalla parte dei Lambertazzi; quando questi vennero sconfitti dai Geremei, nel 1274, si rifugiò in esilio sui colli Euganei, a Monselice presso Padova dove morì nel 1276.
La produzione che gli si può attribuire con certezza comprende 5 canzoni e 15 sonetti. Inizialmente legato alla maniera guittoniana e al suo stile artificioso, se ne staccò in seguito, facendosi iniziatore della nuova poesia e fornendo ad essa, con la canzone Al cor gentil rempaira sempre amore, un “manifesto” programmatico ed esemplare. Anche se la critica più recente ha limitato l’originalità di questo suo ruolo, restano i riconoscimenti a lui attribuiti ad esempio da Dante, che lo definisce suo maestro, e nel canto XXVI del Purgatorio lo chiama <<padre / mio e delli altri miei miglior che mai / rime d’amore usar dolci e leggiadre>> (vv. 97-99: padre mio e degli altri poeti migliori di me che hanno composto rime d’amore soavi ed eleganti). Se si tiene conto che Guinizzelli, in un sonetto, aveva chiamato Guittone <<caro padre meo>>, la sua poesia appare comunque come un fondamentale momento di transizione e di rinnovamento.
Nel Canzoniere guinizzelliano vi sono testi ancora legati al gusto di Guittone, ma la maggior parte dei componimenti è impostata su nuove tonalità stilistiche e offre un campionario dei più tipici temi stilnovistici: l’identificazione tra amore e <<gentilezza>>, l’equiparazione della donna ad un angelo proveniente dal regno di Dio, la lode dell’eccellenza della donna, paragonata alle bellezze più elette della natura, il valore miracoloso del suo saluto che dona salvezza, gli effetti della passione d’amore sull’amante, che si consuma e strugge. Sono tutti motivi che saranno poi ripresi da Cavalcanti, da Dante e dagli altri poeti.
Un’altra caratteristica che spicca nella poesia guinizzelliana, e che sarà poi tipica dello Stilnovismo, è il gusto per il sottile ragionamento filosofico, nutrito della cultura della Scolastica: non per nulla Guinizzelli è di Bologna, la città che è la sede di una delle più prestigiose università europee. La poesia di Guinizzelli costituisce infine un esempio perfetto di stile <<dolce e leggiadrio>>, cioè di uno stile limpido e piano in contrapposizione alla contorta e artificiosa oscurità guittoniana.

Opere:

  • A frate Guittone
  • Madonna, il fino amor
  • Donna, l’amor mi sforza
  • Lo fin pregi’ avanzato
  • Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo
  • Vedut’ò la lucente stella diana
  • Dolente, lasso, già non m’asecuro
  • Ch’eo cor avesse, mi potea laudare
  • Io voglio del ver la mia donna laudare
  • Lamentomi di mia disavventura
  • Gentil donzella, di pregio nomata
  • Madonna mia, quel dí ch’Amor consente
  • Si sono angoscïoso e pien di doglia
  • Tegno de folle ‘mpres’, a lo ver dire
  • Al cor gentil rempaira sempre amore
  • Pur a pensar mi par gran meraviglia
  • Fra l’altre pene maggio credo sia
  • Chi vedesse a Lucia un var capuzzo
  • Volvol te levi, vecchia rabbïosa
  • Voi, ch’avete mutata la maniera (Rivolta da Bonagiunta Orbicciani a Guinizzelli)
  • Omo ch’è saggio non corre leggero (In risposta a Bonagiunta Orbicciani)
  • O caro padre meo, de vostra laude
  • Figlio mio dilettoso, in faccia laude
  • Donna, il cantar soave
  • Conoscer sé, a voler esser grande

Pubblicato da bmliterature

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