La Russia da Pietro il Grande a Caterina II

In Russia nel Seicento si era affermato l’assolutismo con la figura degli Zar, termine russo usato per indicare gli imperatori.
Il primo obbiettivo degli zar fu quello di sottrarre il potere alle assemblee rappresentative territoriali. Infatti la Russia, come l’Austria e tanti altri regni, era divisa in province, quindi all’interno di ogni provincia vi era un’assemblea rappresentativa che erano gestite dai rappresentanti della nobiltà, allora gli zar, per accentrare il potere nelle proprie mani, sottraggono il potere alle assemblee rappresentative, cioè alla nobiltà. Nello stesso tempo, gli zar capiscono che collaborare con la nobiltà vuol dire dare un equilibrio al proprio impero e quindi vengono ad assegnare alla nobiltà le cariche più importanti, sia nell’apparato militare dell’esercito, sia nell’apparato amministrativo. Gli zar fecero quindi una “sostituzione di poteri” in modo tale da togliere quel potere che i nobili avevano da sempre, cioè di gestire il proprio territorio come territorio indipendente dove erano loro a prendere decisioni.
Creandosi sempre di più uno stato accentrato aumentò la pressione fiscale e, nel 1710 venne introdotta una tassa chiamata “imposta sulle persone“: ogni persona, in quanto esistente, doveva pagare una tassa. Questa tassa colpì fortemente la numerosissima classe dei contadini. Infatti la Russia, all’epoca, era ancora, al 90%, un impero basato sui contadini e sull’agricoltura mentre il restante 10% erano i nobili e il clero che, insieme agli zar, gestivano il potere e l’economia. I contadini russi erano ancora servi della gleba: ogni contadino era legato alla terra e al suo padrone e non aveva nessuna possibilità di cambiare la sua posizione sociale.
Un altro obbiettivo degli zar fu quello di sistemare la questione della religione. In Russia c’era la religione ortodossa, la cui Chiesa aveva un ruolo fondamentale all’interno dello Stato. Gli zar attuano una forma di repressione verso tutti quei gruppi religiosi presenti in Russia che dissentivano dalla Chiesa ufficiale, come quello dei “Vecchi Credenti” che denunciavano la corruzione della Chiesa Ortodossa che era in stretta collaborazione con il potere politico degli zar. Essi volevano che si ritornasse ad una Chiesa dedita all’assistenza dei poveri e allo sviluppo spirituale dei credenti.

640px-Peter_de_GroteNel 1689 il trono di zar viene trasmesso a Pietro detto Pietro il Grande, il quale appartiene ad una delle dinastie più importanti, quella dei Romanov.
Pietro il Grande, fin da giovane, fu affascinato dall’occidente. Più volte, in segreto, organizzò viaggi in occidente per studiare la cultura e la politica occidentale. Ovviamente, nel momento in cui diventa zar, punta a “modernizzare” la Russia, sia dal punto di vista militare, sia dal punto di vista burocratico, tendendo come modello l’Occidente.
Nel 1720, grazie a diverse guerre in cui sono impegnate sia l’esercito che la marina russa, lui era arrivato a reclutare più di 350.000 uomini, molti dei quali erano di origine nobile, ma anche figure che potevano diventarle. Questa fu un’altra novità di Pietro il Grande: aveva appurato un meccanismo chiamato la tavola dei ranghi sociali. Questa tavola prevedeva 14 ranghi o “scalini” che indicavano l’ordine con cui una persona dell’esercito o della marina poteva “scalare” di rango sociale. Tutti coloro (non nobili) che riuscivano a ricoprire cariche ufficiali all’interno dell’esercito, entravano al gradino più basso della tavola e acquisivano il diritto della nobiltà ereditaria. Questo permetteva una grande mobilità sociale.
Strettamente collegato all’esercito è anche lo sviluppo dell’industria manifatturiera, perché la maggior parte di esse vengono a produrre l’equipaggiamento necessario per l’apparato militare. Tuttociò rendeva possibile un maggiore sviluppo economico.
Un altro importante gesto che fece Pietro il Grande fu la costruzione della capitale San Pietroburgo. Prima dell’ascesa al trono di Pietro, la capitale era Mosca. Lui invece, siccome vuole spostare i contatti della Russia verso i paesi occidentali, nel 1703, decide di costruire, partendo da 0 in una zona inospitale boschiva e paludosa che si affacciava sul baltico, una città che prese da lui il nome “Pietroburgo” e che venne costruita da architetti ed ingegneri provenienti dall’Occidente, in modo da dare una conformazione urbanistica, ma anche artistica, che ricordi le capitali dell’Occidente. Per costruire la città, lo zar fece ricorso al lavoro forzato di decine di migliaia di uomini.

Catherine_II_by_F.Rokotov_after_Roslin_(c.1770,_Hermitage)Alla morte di Pietro il Grande doveva succedere Pietro III che era sposato con una principessa di origine tedesca chiamata Caterina II. Lei viene ad organizzare, alle spalle del marito, un vero e proprio colpo di Stato facendolo imprigionare e sicuramente fu l’artefice del suo assassinio. Grazie a questo colpo di Stato, Caterina rimane vedova e assume il titolo di zarina di Russia.
Anche lei, come Federico II di Prussia, si presenta come grande stimatrice dell’impero illuminista. Infatti ospitò alla sua corte uno dei fondatori dell’Enciclopedia francese e più volte invitò Cesare Beccaria che però rifiutò le proposte.
Caterina subito decidette di riformare il codice di leggi in vigore, perché era un codice arretrato e ingiusto. Quindi si muove per elaborare un nuovo codice di leggi che avrebbe dato alla giustizia russa un po’ più di umanità e civiltà che allora non aveva. Lei voleva una diminuzione e l’eliminazione della disuguaglianza sociale e giuridica dei russi, perché la giustizia non era uguale per tutti, i nobili venivano trattati in modo diverso rispetto ai contadini. Venne convocata una commissione che aveva il compito principale di rinnovare il codice delle leggi. Però, purtroppo, i lavori di questa commissione si bloccarono perché ci furono delle forti opposizioni da parte della classe nobiliare e clericale.
Maggiore successo ebbe invece la politica religiosa della zarina Caterina II, infatti riuscì a sopprimere, grazie ad un decreto imperiale, più di 500 conventi e perquisì le proprietà ecclesiastiche, indebolendo il potere rappresentato dalla Chiesa Ortodossa. Con il sequestro di questi beni finanziò i servizi pubblici come la rete stradale e principalmente l’istruzione. Anche in questo caso, come Giuseppe II, l’intento era quello di sottrarre il monopolio dell’istruzione alla Chiesa.
Questa politica riformatrice di Caterina II si blocca intorno al 1773 perché la Russia venne investita da una grande rivolta popolare, soprattutto contadina, con a capo un soldato di origine polacca di nome Pugacëv, il quale si spacciò per Pietro III, che legittimamente rivendicava il trono di Russia (all’epoca non si sapeva che fine avesse fatto Pietro III, poteva essere morto come poteva anche essere scappato dalla Russia). Molti contadini seguirono l’iniziativa di Pugacëv, anche perché lui cavalcava l’idea di uguaglianza, di eliminare fisicamente la nobiltà per consegnare il Paese nelle mani della classe contadina.
Caterina II decide di bloccare la politica riformatrice per affiancarsi la figura dei nobili e del clero per reprimere la rivolta di Pugacëv.
L’aspetto positivo di Caterina II è che riuscì ad espandere l’Impero russo perché nel 1774 si scontro più volte con l’impero Ottomano, ovvero quello Turco, e riuscì a strappare la penisola della Crimea e diversi territori che le consentono uno sbocco sul Mar Nero. La Russia poteva quindi contare su sbocchi sul Mar Baltico e sul Mar Nero.

Pubblicato da bmliterature

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